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Agricoltura

Il mais OGM cresce nei campi di Vivaro anche se arriva il decreto che lo vieta

Mentre il mais OGM cresce indisturbato nei campi di Vivaro in quel di Pordenone perché legale, il CdM di oggi si ricorda della situazione e approva un decreto anti OGM a firma dei ministro Orlando, Lorenzin e De Girolamo

Oggi il decreto dei ministri all’ambiente Orlando, alla Salute Lorenin e all’Agricoltura De Girolamo vieta la coltivazione su tutto il territorio nazionale del solo mais MON810 per 18 mesi. Dopodicchésaranno le Regioni a dover intervenire nel regolamentare le coltivazioni adottando le misure di coesistenza.

Il mais OGM dunque per ora può continuare a crescere tranquillo e legalmente nei campi di Vivaro dell’agricoltore Giorgio Fidenato. I semi MON810 sono stati piantati alla luce del sole con un atto sancito dal tribunale di Pordenone che non ha fatto altro che legittimare il principio che vige in Europa del vietato vietare e d’altronde lo stesso ministro De Girolamo ha tenuto a sottolineare che è solo un primo e urgente provvedimento:

Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese.

Il ministro per l’Ambiente Andrea Orlando ha precisato che poi dovranno essere le Regioni a dover intervenire con il recepimento delle clausole di coesistenza:

Le Regioni devono innanzitutto dare il loro immediato contributo per la costruzione di un quadro di misure idonee a garantire la salvaguardia delle nostre coltivazioni tradizionali e biologiche. A livello comunitario, parallelamente, c’è bisogno che il nostro Paese si renda protagonista in Europa di una seria discussione sul tema dell’autonomia dei singoli Stati sull’ammissibilità degli Ogm. Tutelare le nostre specificità non è una battaglia di retroguardia, tutt’altro. La biodiversità è la grande infrastruttura economica del nostro Paese ed è anche lavorando su questo terreno che l’Italia potrà uscire dalla difficile situazione in cui si trova.

Da quanto ci è dato capire però per l’Europa il principio della biodiversità non rappresenta un ostacolo e anzi l’Italia è pure inadempiente in materia e si dovrebbe dotare di leggi sulla coesistenza. Ossia, se si teme che la coltura OGM possa contaminare una coltura biologica, ad esempio, è responsabilità dello Stato stabilire i limiti e le modalità per entrambe le coltivazioni, ma non le può vietare.

Comunque Cristina Micheloni, vicepresidente AIAB si dice soddisfatta di questo primo passo:

Eureka! Il decreto anti-OGM ha visto la luce! Finalmente ci si risveglia dal lungo letargo con la firma auspicata sul decreto. Venendo annunciato che il decreto di oggi e’ solo il primo urgente elemento di una serie di ulteriori iniziative, volte a definire un rigoroso quadro legislativo in materia di OGM, ci auguriamo ora una sollecita attenzione al tema e la definizione di severe norme di salvaguardia a tutela di biodiversità ed economia di quell’agricoltura di qualità che vede il biologico in prima fila.

Per l’ex ministro all’Agricoltura e che firmò il primo divieto di coltivazione Ogm in Italia Alfonso Pecoraro Scanio ora occorre fare sul serio e procedere dunque al sequestro dei campi, perché diversamente il decreto resta più un atto di facciata che non di sostanza:

Ora occorre che vengano sequestrati i campi coltivati con OGM in Friuli Venezia Giulia e siano evitate ulteriori semine illegali. Dopo 13 anni dal primo divieto di coltivazione degli Ogm nel nostro paese è giunta però l’ora di avere un provvedimento definitivo anche di Livello europeo, non è più tollerabile che l’unione europea risponda più alle pressioni delle lobbies farmaceutiche che alla richiesta della stragrande maggioranza dei cittadini europei che vuole prodotti sani, sicuri e Ogm Free.

Per Confeuro il parere è diametralmente opposto e spiegano che non si può governare se guidati dalla paura degli OGM. Spiega il presidente Rocco Tiso:

La mozione parlamentare e il decreto interministeriale che chiedono l’applicazione della clausola di salvaguardia per vietare la coltivazione di Ogm in Italia sono il prodotto della paura del progresso e il frutto di pregiudizi ideologici senza fondamenta. Quel che stupisce oltre allo strano silenzio sull’ingente quantità di prodotti Ogm importati che regolarmente transitano nei nostri supermercati, è la volontà di non lasciar alcun spazio alla ricerca e alla sperimentazione. Non è questo il modo giusto per rilanciare il comparto agroalimentare, che è troppo arroccato al passato, ma quello di implementare la comprensione attraverso la ricerca. Solo in questo modo si potrà avere un’idea chiara sui pregi e i difetti degli Ogm.

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