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Cronaca ambientale

Caso Shalabayeva Ablyazov, lo scandalo del banchiere sulla via del petrolio

Mukhtar Ablyazov è ex ministro per il Peterolio del Kazakistan non è un dissidente ma sopratutto ex ministro e ex banchiere che non se la passa più troppo bene

L’intricata vicenda che tiene banco in questi giorni in Italia condita da dimissioni varie e responsabilità sparse, affonda le sue radici nei rapporti internazionali per l’approvvigionamento di energia.

Colui che noi conosciamo come dissidente, ossia Mukhtar Ablyazov è ricercato nel suo Paese, il Kazakhstan, per truffa nel 2009 (e poi vi spiego perché). Nel 2010 la Russia emette un mandato di arresto inserendolo nella lista dei ricercato internazionali.

Ablyazov aveva prima trovato rifugio a Londra dove conduceva una vita molto lussuosa. Nel 2012 però perde la protezione del governo britannico dopo una serie di azioni legali dell’Alta Corte Britannica. scappa a Parigi da dove si perdono le tracce. Risulta sia stato a Roma con la moglie Alma Shalabayeva e la figlia Alua di 6 anni fino al 26 maggio di quest’anno. L’Italia ha peraltro ingenti interessi economici con il progetto Kashagan. L’intervento italiano di maggio dunque era volto probabilmente alla cattura di Mukhtar Ablyazov, ma poi si è risolto nello scandalo di questi giorni, e anche molto pasticciato, come ne scrive Fulvio Scaglione vice direttore di Famiglia Cristiana che nota:

Chi ha esperienza delle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale sa che non bisogna esaltarsi con certi dissidenti. Ablyazov è stato un “protetto” di Nazarbaev e poi ministro del Petrolio, cioè il cassiere di un regime che vive e si è arricchito proprio esportando energia. Il problema, però, non è il Kazakhstan (con cui siamo in affari: siamo i quarti investitori dopo Usa, Gran Bretagna e Olanda), ma l’Italia.

Maurizio Gasparri vice premier dice:

Non e’ Garibaldi. E’ ricercato da organi investigativi internazionali e si e’ agito su un mandato di cattura dell’Interpol.

Il dissidente come ancora lo definiamo noi italiani, tanto dissidente non è: Mukhtar Ablyazov in Kazakhstan era un uomo molto potente, già ministro per il Petrolio negli anni ’90 e pupillo del presidente Nursutan Nazarbayev. La sua storia la ricostruisce egregiamente Pietro Acquistapace su EastJournal in cui ricorda che il kazako è stato un’oligarca accusato proprio dal presidente Nazarbayev di corruzione quando era ministro per il Petrolio. Poi perdonato diventa affarista e mette le mani sulla banca kazaka BTA pur restando in politica dove organizza e fonda su un partito di opposizione. Il presidente Nazarbayev nel 2009 decide di nazionalizzare la BTA per sostenere la crisi economica che si era appena manifestata negli Usa e Ablyazov decide immediatamente di fuggire a Londra accusando l’espropiazione. Per le autorità kazake però la situazione è ben altra trovano nella banca BTA un buco da 6 miliardi di miliardi di dollari.

Ablyazov però è un uomo ancora molto importante con un carnet di contatti, conoscenze e affari ancora molto pregiato e dunque il rifugio a Londra è assicurato tant’è che nel 2011 gli viene riconosciuto lo status di rifugiato con l’asilo politico. Ma a londra non tutto fila liscio poiché Ablyazov riprende il suo lavoro di affarista investend in proprietà immobiliari. E forse pesta i piedi a qualcuno. Peraltro su di lui ricadono i sospetti di aver organizzato la rivolta degli operai che lavorano ai pozzi di petrolio, di cui il Kazakhstan è ricco, finita poi in tragedia.

In questa vicenda tutta italiana emerge però una sconvolgente verità: quando sapremo chi ha disposto i blitz a Roma e ha poi ordinato il rimpatrio di Alma Shalabayeva moglie di Ablyazov e della figlia Alua di 6 anni, sapremo anche chi ha davvero il potere in Italia che risponde a interessi sovranazionali.

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