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Per bruciare un nido di vespe resta ustionata: è gravissima

Per bruciare un nido di vespe resta ustinata gravemente. E’ accaduto a una donna di 59 anni, ginecologa e primario alla Asl13 di Genova che si è ustionata il 70% della superficie corporea.

Angela Lidia Grondona, 59 anni e stimata professionista di Genova, è in prognosi riservata dopo le ustioni sul 70% del corpo causate mentre tentava di bruciare un nido di vespe. Attualmente è in coma farmacologico sotto la stretta sorveglianza dei medici di Villa Scassi.

L’incidente domestico si è verificato ieri pomeriggio allorché la donna, ginecologa e primario alla Asl13 di Genova, nella casa della madre in località Villa di Orero, in Val Fontanabuona era alle prese con un nido di vespe e con la sua rimozione.

La professionista aveva deciso di sbarazzarsi delle vespe e per farlo ha usato una bottiglietta di alcool bagnando con il liquido infiammabile il nido. Ma la bottiglietta le esplosa tra le mani dopo che ha appiccato il fuoco. Una fiammata l’ha completamente avvolta e la donna è rimasta ustionata su gran parte del corpo. Gli inquirenti stanno provando a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e a comprendere se un rinculo di fiamma possa essere stato la causa dell’incidente.

L’allarme è stato lanciato intorno alle 19,00 dai vicini che come hanno testimoniato:

Abbiamo sentito gridare, poi abbiamo visto Angela avvolta dal fuoco e siamo corsi verso casa sua per soccorrerla.

E’ stato immediatamente allertato il 118 che constatata la gravità della situazione ha richiesto il ricovero a Villa Scassi.

Come liberarsi di un nido di vespe

Librarsi dalle vespe non è sempre semplice in quanto questi insetti hanno l’abitudine di ritornare. In genere si procede con l’allontanamento prima attraverso l’affumicatura e poi si brucia il nido vuoto, in maniera tale da convincerle a cambiare domicilio. Possono aiutarci in questa operazione i Vigili del fuoco che operano a titolo gratuito, oppure ditte specializzate. Quando invece il nido è di api si può chiedere l’aiuto degli apicoltori della zona che sapranno come convincere la colonia a frequentare un alveare piuttosto che casa nostra.

Vespe e calabroni ossia gli vivono solo una stagione e in comunità. I favi, ossia i nidi, li iniziano a costruire in primavera e sono composti di cellulosa, quindi per questo prendono fuoco facilmente. Preferiscono per nidificare zone calde, abbandonate e protette cone legnaie, sottotetti, fienili, cavità negli alberi ma anche le edicole funerarie.

La nidificazione può essere prevenuta con alcuni accorgimenti quali:

  • sigillare intercapedini, buchi e cavità dei muri perimetrali; copertura delle cotrosoffittarure sigillando le intercapedini;
  • Verifica dei cassonetti delle tapparelle, controllo delle zanzariere;
  • pulizia delle canne fumarie;
  • pulizia di solai e sottotetti periodica;
  • Controllo dei depositi agricoli, dei fienili e dei pagliai;
  • non abbandonare i ceppi;

Per la bonifica con l’aiuto dei Vigili del Fuoco e a titolo gratuito, occorre che si verifichino le seguenti condizioni:

impossibilità di isolare i locali all’interno dei quali insistono sciami di insetti;
impossibilità di allontanamento, sia pur temporaneo, delle persone vulnerabili;
situazione di crisi per gruppi sociali;
dimensioni straordinarie degli sciami e/o dei favi;
rischio o difficoltà di accesso ai siti;
richiesta, da parte dei Servizi localmente preposti alla disinfestazione, nei casi in cui siano necessari strumenti e mezzi in dotazione al CNVF.

Via | Il Secolo XIX, Comune di Bologna
Foto | Flickr, Flickr

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