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Come si smantellano le armi chimiche in Siria?

La Siria ha accettato la proposta russa di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche, provvedendo così al loro smantellamento

Dopo aver accettato la proposta Russia sulle armi chimiche Damasco dovrà ora effettuare alcuni fondamentali passaggi per catalogare, rendere inaccessibili e smaltire tutte le armi chimiche presenti sul suolo siriano: la presa in consegna internazionale dell’arsenale chimico a disposizione dell’esercito di Assad è una condizione necessaria per una trattativa di pace.

Certo, i dubbi sulle responsabilità del drammatico attacco chimico del 21 agosto scorso a Damasco, in cui hanno perso la vita 1400 civili, restano cocenti: brigate ribelli sanguinarie o folle repressione del regime?

Quello che sappiamo per certo è che, se davvero la Siria dovesse accettare la proposta russa, sarà fondamentale un controllo capillare e concreto su quell’arsenale: secondo le stime del Segretario di Stato americano John Kerry Damasco possiede circa 1.000 tonnellate di agenti chimici diversi (gas sarin, iprite, VX e gas mostarda) gran parte dei quali sarebbero “componenti binari non mescolati” stoccati all’interno di numerosi serbatoi (c’è chi invece stima l’arsenale chimico di Assad in 5.000 tonnellate).

Dati che vanno presi con le dovute precauzioni perchè il fantasma della guerra in Iraq (dichiarata proprio sulla base di “prove” fasulle, confezionate ad arte dalle amministrazioni americana ed inglese) si trova poco oltre i confini siriani, a ricordare come sia facile dichiarare una guerra, un po’ meno a sistemare le cose.

La ratifica internazionale della Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche a Parigi nel 1993, entrata in vigore nel 1997, ha imposto ai paesi firmatari (tra cui Stati Uniti e Russia, ma non la Siria) lo smaltimento delle scorte di agenti chimici a scopo bellico: solo gli Stati Uniti hanno speso 26.5 miliardi di dollari per costruire otto inceneritori su alcune isole del Pacifico in cui erano state stoccate le armi e gli agenti chimici (27mila tonnellate, secondo quanto sostiene il Pentagono).

Un’arsenale che, per motivi di sicurezza militare, civile ed ambientale, va necessariamente smaltito in loco; il motivo è molto semplice: trasferire tonnellate di agenti chimici pericolosi, alcuni già armati, è un’operazione troppo rischiosa (sia in termini militari che civili ed ambientali) per poter essere anche solo pianificata.

In Siria le cose non potranno certamente andare diversamente: trasferire altrove l’arsenale chimico in possesso dell’esercito regolare di Assad rappresenta un rischio troppo grande in un paese dove sono saltate tutte le regole, tutte le convenzioni internazionali, in cui non esiste un interlocutore credibile se non la propria immagine riflessa nei frammenti delle granate. Pensare di trasferire 1.000 tonnellate di agenti chimici nel bel mezzo di una guerra civile, è evidente, è dunque impensabile.

Quali saranno i passaggi per smaltire le armi chimiche?

Stando alle prime stime smaltire le armi chimiche siriane potrebbe costare, se le stime venissero confermate, circa 1 miliardo di dollari, soldi che verrebbero messi a disposizione dalla comunità internazionale: il primo passo sarà del governo siriano, che dovrà dichiarare (certificando quanto sostenuto) quante e quali armi chimiche possiede e dove queste sono immagazzinate. Necessaria sarà poi la ratifica della Convenzione internazionale, che servirà ad ottenere la garanzia che, almeno da parte governativa, anche il solo stoccaggio di armi chimiche non sarà più possibile.

La Russia si trovò a dover smaltire, nel 2007, un’arsenale intero di armi chimiche stoccato a Shchuchye, vicino al confine meridionale del Paese: migliaia di gusci di cemento armato riempiti di gas sarin non molto dissimili da quelli che sarebbero presenti in Siria. Mosca, che stoccava i gusci in alcuni magazzini di legno, dovette industrializzare completamente l’area, investendo oltre 1 miliardo di dollari e anni di lavoro: nell’impianto i gusci vennero perforati, accuratamente svuotati e i gas accuratamente neutralizzato.

Secondo Cheryl Rofer, che ha supervisionato la messa in sicurezza degli agenti chimici della base americana di Los Alamos, rendere inoffensive le armi chimiche siriane potrebbe impiegare anche 10 anni di tempo.

Come si può smaltire l’arsenale chimico?

Se tali armi possono essere realizzate pure con tecniche non propriamente avanguardistiche e con tecnologie non particolarmente moderne, ben più complesso è il capitolo relativo al loro smaltimento.

Sul metodo la discussione sarà apertissima e, ovviamente, non valida per tutti gli agenti chimici presenti in Siria: la “bolla di fuoco” adoperata per annientare il potenziale chimico iracheno dopo la prima Guerra del Golfo è un metodo assai costoso che prevede, in ogni caso, un’esplosione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale gli Alleati si adoperarono per smaltire nelle fosse oceaniche le gran quantità di gas nervini sequestrati ai nazisti, un metodo portato avanti fino alla fine degli anni ’70 ma che è evidentemente poco “sostenibile”.

Sarà dunque necessario che lo smaltimento dei gas nervini (come il sarin o il VX, ma lo stesso discorso vale anche per l’iprite) avvenga in tutta sicurezza, lontano dalle popolazioni e in condizioni di assoluta sicurezza ambientale: impossibile riciclare una testata chimica per altri scopi, come invece è possibile fare per una testata nucleare. Gli agenti nervini come il sarin possono essere resi innocui con idrossido di sodio liquido, mentre il gas mostarda può essere neutralizzato con acqua alcalina, ma per fare questo occorrerà estrarre gli agenti chimici, uno ad uno, da ogni singola testata o proiettile in cui risulteranno installate.

Chi smaltirà le armi chimiche?

Non esistono aziende specializzate per questo tipo di lavori: un’operazione di questo tipo può essere effettuata solo dai tecnici dell’esercito statunitense o russo, ma qui occorre ragionare sul fatto che l’opinione pubblica americana è molto restia a inviare i “suoi ragazzi” in nuovi scenari ad alto rischio. La paternità russa dell’idea di affidare alla comunità internazionale l’arsenale chimico siriano suggerisce che Mosca farà fortissime pressioni per accaparrarsi questo consistente, interessante e complicatissimo lavoro.

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