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Agricoltura

Il costo ambientale nascosto del biofuel USA

Le minori emissioni di CO2 del bioetanolo sono più che compensate in negativo dalla perdita ed erosione di suoli naturali per nuove colture, dal maggiore inquinamento dei fiumi e dalla crescita della zona morta nel Golfo del Messico

L’Associated Press ha pubblicato un interessante servizio sul costo ambientale nascosto del bioetanolo da mais negli USA.

E’ stato valutato che (anche se probabilmente si tratta di una stima abbastanza ottimistica) prendendo in considerazione l’intero ciclo l’etanolo rispetto al petrolio permette di ridurre i consumi di energia del 57% e le emissioni di CO2 dell’ 34%;  è però altrettanto vero che non si può ignorare il suo impatto ambientale complessivo.

Lo sviluppo del bioetanolo ha diffuso tra gli agricoltori una vera e propria “febbre del mais” che ha portato a destinare a biofuel ben il 44% dei terreni coltivati a mais e ad aumentare del 27% in 10 anni la superficie complessiva destinata a questo cereale.

Nella ricerca esasperata di nuove terre in cui coltivare il mais sono stati aggrediti oltre  3 milioni di ettari di ambienti naturali.

Gli agricoltori hanno usato colline, zone umide, boschi, praterie, zone troppo aride e pesino un campo da golf  per fare crescere pannocchie destinate a coprire appena il 3% dei consumi fossili USA. L’attività agricola su suoli più fragili e storicamente non adatti sta aumentando il rischio di erosione e desertificazione, mentre la mancanza di rotazione delle colture sta impoverendo i suoli.

Inoltre l’incremento nell’uso di pesticidi e fertilizzanti, peggiora la contaminazione della  falda acquifera e dei fiumi e allarga la cosiddetta zona morta del golfo del Messico.

Poichè l’alcool è più corrosivo della benzina, l’ultimo danno ai cittadini è rappresentato dai possibili danni ai motori, soprattutto quelli più vecchi, che potrebbe arrecare l’E15, cioè una miscela al 15% di etanolo.

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