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Cronaca ambientale

Terra dei fuochi, ecco come il governo vuole spegnere per sempre i roghi tossici

Ecco la “risposta senza precedenti” del governo di larghe intese sulla Terra dei fuochi: nuovi reati, mappatura delle aree a rischio, informazione e bonifiche

Il trionfalismo con cui è stato approvato e presentato il decreto sulla Terra dei fuochi necessita di una consistente dose di cautela: negli anni chi vive in quei territori, e chi racconta la vita di quei territori, ha imparato a dosare pronostici, promesse, dichiarazioni e persino i dati scientifici sull’inquinamento del territorio campano.

Non è tanto uno “smontare” quanto costruito sinora dal governo Letta quanto piuttosto chiarire, fiduciosamente, come promesse e proclami sulla Terra dei fuochi debbano necessariamente trasformarsi in qualcosa di diverso: anni di emergenza mal gestita, spesso addirittura utilizzata come canale preferenziale dalla criminalità organizzata per perpetrare lo sversamento di rifiuti speciali e rifiuti tossici, hanno infatti insegnato la pratica della cautela in materia di misure ambientali.

L’area tra Napoli e Caserta è da ieri una sorvegliata speciale:

“Con questo decreto potranno arrivare dei risultati che ci consentiranno di cancellare questo nome apparentemente suggestivo di Terra dei fuochi che in realtà evoca una vicenda che questo Paese deve assolutamente superare e che rappresenta un’onta per tutti quanti. […] non solo c’è solo una grave crisi ambientale ma c’è stata anche un’interruzione del circuito democratico.”

ha dichiarato il ministro dell’ambiente Andrea Orlando.

Come agire?

Il decreto realizzato dal governo coordina diversi interventi da diversi ministeri e dalla Regione Campania: gli ambiti di intervento sono principalmente due, la tutela ambientale e sanitaria e il rilancio economico del territorio, temi che si intersecano fittamente con la lotta alla criminalità organizzata; come spiegato da Orlando il problema principale è stato aver considerato come “locale” il problema della Terra dei fuochi: con il decreto si tenta ora di dare una visione nazionale ed europea ad un problema che riguarda tutti.

L’invio probabile dell’esercito nel napoletano e nel casertano, che dovrà monitorare bonifiche e garantire la sicurezza dei territori monitorando e bloccando eventuali nuovi sversamenti di rifiuti tossici, è solo la parte amarcord del decreto, che in questo senso fa tornare il Paese a quel drammatico 2008, quando l’emergenza rifiuti veniva spazzata sotto al tappeto e la Terra dei fuochi ingrossava di molto la quantità di veleni presente nel sottosuolo del territorio.

La sinergia che vedrà sempre più collaborazione tra Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Politiche Agricole, Ministero dell’Interno, Ministero della Difesa, Ministero dello Sviluppo Economico, Presidenza del Consiglio e Regione Campania, hanno spiegato ieri in conferenza stampa a palazzo Chigi, sarà garanzia di efficienza e trasparenza per quella che è stata più volte definita “la svolta” per la Terra dei fuochi.

Il decreto sulla Terra dei fuochi

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I roghi tossici

Fino ad oggi, l’unico strumento a disposizione degli inquirenti per contrastare il fenomeno dei roghi tossici era di stampo amministrativo: una multa che spesso non veniva neppure pagata. Con il decreto, all’articolo 1 si introduce il reato penale:

“1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni.

2. Se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa, o comunque di un’attività organizzata, la pena é aumentata di un terzo.

3. La pena è aumentata se i fatti sono commessi in territori che, al momento della condotta e comunque nei cinque anni precedenti, siano o siano stati interessati da dichiarazioni di stato di emergenza nel settore dei rifiuti (è il caso della Campania).

4. Se per la commissione dei delitti sono utilizzati mezzi di trasporto, si applica la confisca. Alla sentenza di condanna consegue la confisca dell’area sulla quale è commesso il reato, se di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi.”

Da ieri per chi appicca roghi tossici è previsto il carcere da due a cinque anni; nel caso l’incendio riguardi rifiuti pericolosi la pena della reclusione sale da tre a sei anni. Inoltre la pena viene aumentata di un terzo se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata; altre aggravanti previste sono sul luogo in cui si appiccano i roghi (previste aggravanti nel caso fosse stata dichiarata una emergenza ambientale nei 5 anni precedenti.

Informazione agli enti locali

Il secondo articolo del decreto prevede una maggiore e migliore informazione tra magistratura ed enti locali: si estende l’obbligo informativo previsto dall’art. 129 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale a fattispecie di reato in cui i fatti comportino delle conseguenze pregiudizievoli sull’ambiente, sulla salute e sulla qualità dei prodotti agroalimentari al fine di favorire un corretto raccordo tra l’Autorità giudiziaria e le amministrazioni competenti ad adottare i provvedimenti eventualmente ritenuti opportuni e necessari.

In sostanza i magistrati potranno e dovranno informare tempestivamente gli amministratori locali qualora venissero a conoscenza, durante un’indagine, di un’interramento di veleni illegale: in questo modo le amministrazioni potranno intervenire tempestivamente sull’area, anche e sopratutto avvisando la pooplazione nel rispetto della Convenzione di Aarhus e in chiave di massima trasparenza.

La classificazione dei suoi e delle aree a rischio

Importantissimo provvedimento del governo è previsto all’articolo 3 del decreto: il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) svolgeranno le indagini tecniche necessarie per la mappatura secondo gli indirizzi comuni e le priorità definiti con direttiva dei ministri delle Politiche agricole, dell’Ambiente e della Salute, d’intesa con il Presidente della Regione Campania; entro trenta giorni da ieri la direttiva dovrà essere emanata dalle istituzioni competenti.

L’obiettivo è far fronte all’allarme sociale provocato dalla continua diffusione di notizie, spesso vere, spesso false, spesso tendenziose, sullo stato di contaminazione dei terreni e dei prodotti agricoli:

“I risultati scientifici consentiranno di perimetrare definitivamente i terreni così da sfatare per sempre e una volta per tutte gli infondati timori che tutti i prodotti della Campania siano contaminati e che tutti i terreni destinati all’agroalimentare della regione siano pregiudicati da gravi fenomeni di inquinamento.”

si legge nel comunicato del Ministero dell’Ambiente. Una “fotografia” che potrebbe rivelare sorprese, visto che negli anni alcuni dati dell’Arpac e dell’Ispra sono stati deliberatamente “ritoccati” al ribasso.

Le bonifiche

L’articolo 4 del decreto è dedicato alle bonifiche: l’obiettivo previsto è la realizzazione di un Comitato Interministeriale e di una Commissione con il compito di individuare e potenziare azioni e interventi di monitoraggio e tutela da realizzarsi nell’area della regione Campania.

Per gli interventi di monitoraggio e tutela ambientale sarà possibile fare ricorso allo strumento giuridico del Contratto istituzionale di sviluppo per garantire la qualità della spesa pubblica, con il chiaro scopo di semplificare e accelerare le procedure per l’attuazione degli interventi di bonifica dei territori.

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