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ECOLOGIA

Rifiuti a Roma, intervista all’europarlamentare Niccolò Rinaldi: “Procedura d’infrazione per Ama Salaria”

A margine del convegno “Roma chiama Europa” abbiamo intervistato l’europarlamentare Niccolò Rinaldi, che ci racconta come l’Europa è, in materia ambientale, un interlocutore attento alle esigenze della cittadinanza. Procedura d’infrazione europea per l’impianto TMB di Ama Salaria.

Ieri si è tenuto a Roma il convegno “Roma chiama Europa” organizzato dall’associazione Radicali Roma; al convegno, che si è occupato di illustrare come i cittadini europei possono appellarsi all’Europa quando la sordità delle istituzioni italiane si aggiunge ad una violazione dei diritti, ha partecipato anche l’europarlamentare Niccolò Rinaldi, membro della Commissione Ue per il commercio internazionale.

Rinaldi, nel corso del convegno, ha trattato la complessa tematica riguardante i rifiuti assieme al radicale Massimiliano Iervolino, che da anni studia e denuncia la scriteriata gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio.

Per quale motivo un cittadino italiano, nello specifico un cittadino romano, si dovrebbe rivolgere all’Europa, invece che alle istituzioni italiane, in materia di rifiuti?

“Molto spesso perchè non è nemmeno chiaro a chi deve rivolgersi, in Italia. Magari scrive e non ottiene nemmeno risposta, ma spesso non si arriva nemmeno all’indirizzo della persona cui si deve scrivere: uno dei problemi nella gestione dei rifiuti sul territorio romano e laziale è la Babele di intrecci di responsabilità istituzionali che è diventato un problema per il cittadino ma, devo dire, anche per le stesse istituzioni brussellesi: qual’è l’interlocutore? Il ministro, il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, il Sindaco o i vari sindaci, visto che parliamo di vari comuni? Oppure il “Jolly”, il commissario prefettizio? […]”

Un intreccio, ci spiega Rinaldi, che non favorisce la trasparenza e che si è dimostrato essere un problema anche per i vari parlamentari europei e le istituzioni europee che si sono occupate del caso. L’europarlamentare ci spiega come, in realtà, la galassia di personalità in gioco sia anche funzionale, volente o nolente, all’interconnessione tra la gestione dei rifiuti ed il malaffare.

Quale è la realtà cui si è trovata di fronte la Commissione europea e i deputati europei quando sono venuti a Roma a controllare il funzionamento della gestione dei rifiuti?

“Da una parte una criticità tutta italiana: dobbiamo partire dal presupposto che nel resto d’Europa il problema dei rifiuti non è più un problema, già da molti anni; […] in Italia invece siamo ancora inchiodati ad una questione che doveva essere risolta da molto tempo: questa ha causato già una prima forma di stupore da parte dei nostri interlocutori europei. […] Altra questione è il senso di sconcerto che i colleghi hanno avuto con le visite in situ: andare all’Ama Salaria e vedere un impianto di trattamento dei rifiuti in mezzo alle case, accanto agli uffici di Sky, con i condomini dall’altra parte della strada […], visitare la discarica più grande d’Europa, vale a dire Malagrotta, e sentirsi dire, tra l’altro anche in un modo un po’ “curioso”, quasi da vecchia commedia all’italiana, da parte dei nostri interlocutori dirigenti dell’impianto (Cerroni, ndr) “guardate qual’è il differenziato” e vedere che il trattamento differenziato riguardava 4-5 materassi (un po’ esagerato come dato numerico, ma poco ci manca, ndr) ha lasciato tutti quanti molto sconcertati.”

Ma anche gli incontri svolti con il commissario prefettizio (all’epoca della visita della Commissione era Goffredo Sottile) Rinaldi ci racconta non essere stati particolarmente soddisfacenti: l’immagine dell’Italia che ne esce è quella di un paese governato da istituzioni poco aggiornate sulla materia di loro competenza, poco dinamiche e dialoganti con le forze civiche sul territorio e con le altre istituzioni, italiane ed europee.

Lei prima (da relatore durante il convegno, ndr) ha dato una notizia: l’imminente procedura d’infrazione proprio sull’Ama di via Salaria.

“Ho detto questo sulla base di contatti con la stessa Commissione europea: l’Ama Salaria è una situazione veramente incongruente rispetto al territorio; non c’è dubbio, a mio modo di vedere, che siamo fuori dalla legalità europea e che quindi l’infrazione arrivi, a meno che quello che è già stato annunciato da qualche responsabile locale dopo l’arrivo dei riflettori europei non sia confermato, e magari non si passi ai fatti, vale a dire lo spostamento dell’impianto.”

Quali sono le differenze che si riscontrano tra la realtà romana ed altre realtà, in materia di rifiuti?

“Della questione Campania non mi sono mai occupato più di tanto. […] Una delle lezioni che abbiamo, e devo dire è una lezione preoccupante ed incoraggiante allo stesso tempo, è che siamo un paese a macchia di leopardo: abbiamo delle forti criticità e dei veri e propri scandali che fanno schifo da una parte e dall’altra delle eccellenze, delle situazioni in cui con tessuti sociali e politici sostanzialmente omogenei riusciamo ad avere risultati che ci fanno onore in Europa. […] Ci sono realtà sul nostro territorio che dimostrano che quando si affrotano le cose con razionalità, senza spreco di denaro e con trasparenza si ottengono risultati a vantaggio di tutti.”

Queste criticità, o queste virtù a seconda se guardiamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, rappresentano la vera impossibilità per l’Italia di costruire un reale sistema Paese, non solo in materia di rifiuti (pensiamo anche al rischio idrogeologico, ad esempio).
La procedura d’infrazione e l’eventuale multa non rischiano di rappresentare però “il bastone” per lo stesso cittadino, rispetto alla “carota” della possibilità di appello all’Europa?

“La procedura d’infrazione è inevitabile e giusta: rappresenta, quando ci vuole, l’unica arma che l’Europa ha per costringere le autorità nazionali e le autorità locali a rientrare nella legalità. Noi parliamo di “Europa” ma in realtà l’Europa siamo tutti noi: […] non è che si possono mandare gli aeroplani a bombardare Malagrotta se la ci si ostina a tenere aperta. Bisogna avviare un percorso: la procedura d’infrazione ha i suoi tempi, spesso ci viene quasi rinfacciato il contrario: dovrebbe essere più rapida e arrivare in tempi più spediti alla multa, proprio per evitare di accanirsi con il cittadino. La multa poi è l’ultima tappa della procedura d’infrazione.
Nei fatti, sopratutto con lo scandalo di una parte della nostra politica, è l’unico argomento che funziona: quando si comincia ad andare un po’ per le cattive si ottengono alcuni risultati, come la chiusura di Malagrotta. Fosse stato solo attraverso dialogo concertato, persuasione politica, non penso che la discarica sarebbe chiusa.”

Come si è spiegato nel corso del convegno, in materia rifiuti l’Europa è la garanzia per i territori che in questo momento affogano nei miasmi e nell’alta rischiosità ambientale e sanitaria. In questo senso il caso Valle Galeria, il quadrante della città di Roma ove risiede il grande invaso tossico di Malagrotta, è utilissimo a comprendere come il rivolgersi all’Europa sia stato determinante nella chiusura della discarica più grande del Continente.

Grazie all’organizzazione dei cittadini infatti, che nel corso degli anni si sono “armati” di avvocati, volontari, tuttofare, rappresentanti nelle istituzioni e tanta pazienza, riuscendo però a permeare quel muro di omertà delle istituzioni italiane (Rinaldi racconta anche, con un certo imbarazzo, come sia complicato far comprendere ai colleghi europei certe dinamiche dell’italico animo, riscontrate durante i sopralluoghi). La possibilità, spiegata bene in questo post di 06blog, di ricorrere all’Unione Europea in materia ambientale, superando così quel corollario di controllori incontrollati che è la piramide delle istituzioni italiane, ha rappresentato per Roma l’unica opportunità valida per cominciare un percorso di rientro nella legalità.

Una questione che resta ancora aperta, ad esempio, per la discarica di Guidonia (oggi l’invaso europeo attivo più grande) e per altri numerosi luoghi di perdizione ambientale.

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