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Biciclette

Piste ciclabili, un classico del green washing pre-elettorale

Sui media si moltiplicano le notizie che riguardano le piste ciclabili: una (ormai) vecchia strategia di marketing politico

Nei motori di ricerca si addensano le notizie sulle piste ciclabili. Perché è primavera e il bel tempo invita a una bella pedalata? No, semplicemente perché fra tre settimane in tutta Italia si voterà per le elezioni europee e in 4041 comuni per le amministrative.

E le piste ciclabili sono uno degli espedienti della vecchia e della nuova (?) politica per far vedere che si sta “facendo” con risorse (relativamente limitate). Leggendo i programmi elettorali delle grandi alleanze continentali è difficile trovare le differenze. PSE e PPE su green economy, energia, cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile sembrano gemelli monozigoti. Prima.

Dopo – e i primi cinque anni dell’amministrazione Obama ne sono una prova – i conti si fanno non con l’elettorato, ma con le lobby che ti sostengono e possono darti la spallata quando vogliono. E sono gli interessi delle lobby a guidare le politiche, specialmente quando si parla di trasporti e opere pubbliche.

Guardando nel cortile di casa nostra, le piste ciclabili sembrano fatte apposta per il “delitto perfetto”. Sono trendy, piacciono ai giovani e ai professionisti che si muovono in bicicletta, agli ambientalisti e ai salutisti, piacciono anche a chi in bici non ci va, perché sono intrinsecamente opere benefiche per la collettività.

Non sempre, però, ciò che è benefico viene fatto bene. Non basta asfaltare una carrareccia o un arenile per creare un’infrastruttura per ciclisti, sono i dati sulla fruizione e le statistiche sulla mobilità sostenibile a confermarlo.

Eppure sulle piste ciclabili – importantissime per lo sviluppo di una mobilità alternativa – la politica specula a fini elettorali, con promesse che vengono disattese quando le medesime richiedono una manutenzione di medio lungo-termine.

Prendiamo ad esempio una città capoluogo dove si vota il prossimo 25 maggio: Forlì. Una pista ciclabile è stata ultimata in via Dragoni un mese fa ed entro giugno dovrebbe essere completato il sistema tangenziale. All’opposizione c’è il Movimento 5 Stelle che lamenta la pericolosità e l’asistematicità della rete. Succede a Forlì e in decine di altre città. Le piste ciclabili continuano a nascere, ma il codice della strada resta lo stesso e, purtroppo, il numero delle vittime in sella a una bicicletta nell’ultimo anno (dati Aci e Istat) ha fatto registrare un incremento del 2,5%.

E VenTo? La ciclabile del Po da Venezia a Torino? Un progetto straordinario che altrove diventerebbe realtà in tempi relativamente brevi, creando economie di scala. Non in Italia dove la politica lo ha già respinto nel territorio dell’utopia, almeno per quanto riguarda la deadline dell’Expo 2015. Attualmente soltanto il 15% del percorso è pedalabile in sicurezza.

Foto © Getty Images

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