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Stop al consumo di suolo: la proposta di Domenico Finiguerra per le elezioni europee 2014

Ecoblog ha incontrato a Torino il candidato della lista L’Altra Europa con Tsipras che nel 2008 è stato il primo sindaco italiano a bloccare il consumo di suolo sul proprio territorio

Domenico Finiguerra - Foto Mazzocco

C’è la politica del “fare”, sviluppista a oltranza e disposta a svendere campi e paesaggio, e c’è quella del “non fare” o, meglio, del “fare altro”, quella che cerca una soluzione alternativa all’economia che, negli ultimi 4-5 decenni, ha visto nella cementificazione l’unica soluzione di sviluppo.

Domenico Finiguerra è fra i più autorevoli promotori della politica che si oppone al consumo del suolo e lo è a ragion veduta essendo stato, nel 2008, il primo sindaco italiano a bloccare il consumo del suolo sul proprio territorio comunale. Conclusa la lunga parentesi da primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano, Finiguerra è candidato per L’Altra Europa con Tsipras in vista delle imminenti elezioni europee.

Il cuore della sua proposta politica è contenuto in un interessante libro pubblicato di recente da Emi, 8 mq al secondo, un agile testo che fornisce un quadro completo della cementificazione in atto nel nostro Paese. Una cementificazione che viene venduta come unica soluzione di ripresa dal fronte bipartisan del “fare” e che è sostenuta dai grandi poteri finanziari e mediatici visto che

Le famiglie che controllano i maggiori gruppi del settore (Italcementi, Buzzi Unicem, Cementir, Cementi Rossi, Colacem: quasi tutte società quotate in Borsa) siedono anche nei consigli di amministrazione di alcuni istituti di credito e degli editori di importanti quotidiani e periodici. (1)

Fra il 2008 e il 2013 il settore delle costruzioni ha perso il 30% degli investimenti (-54,2% dell’edilizia residenziale, – 31,6% per l’edilizia non residenziale e – 42,9% per le opere pubbliche), dal 2007 il valore complessivo della case degli italiani è sceso da 7029 miliardi di euro a 4546 miliardi di euro. Ciò che sembrava impossibile, ovverosia lo scoppio di una bolla immobiliare nel paese con la più alta percentuale di proprietari al mondo, non è più così improbabile. Ma le lobby della costruzione hanno altri fronti sviluppisti sui quali investire: la Tav Torino-Lione, le 29 (!) autostrade in programma, specialmente nel nord ovest e l’Expo 2015 sono la scorciatoia per il rilancio.

A questa logica L’altra Europa antepone una prospettiva nuova che nasce dai numerosi comitati che si oppongono alla cementificazione e che trovano in Domenico Finiguerra uno dei portavoce più autorevoli.

Sabato scorso lo abbiamo incontrato a Torino e abbiamo camminato con lui verso San Mauro Torinese, nel parco del Meisino, un’area verde recuperata da un’ex discarica dove oggi pascolano la pecore. Giunto a destinazione, Finiguerra ha esposto quella che è il nocciolo dell’alternativa proposta da Tsipras:

Noi oggi in Italia abbiamo 2 milioni di case vuote, sono dati del Guardian, 11 milioni in tutta Europa, poi abbiamo 4 milioni di famiglie senza casa. La politica dovrebbe smettere di vomitare cemento e far incontrare l’offerta di case dell’alluvione immobiliare che abbiamo avuto negli ultimi anni con la domanda di persone che hanno bisogno di una casa.

La preservazione e la valorizzazione del territorio sono un tutt’uno:

L’unica cosa sulla quale possiamo basare la ripresa del nostro Paese è la terra che non può essere delocalizzata, non può essere portata altrove, può essere soltanto uccisa e irrimediabilmente deturpata. Il paesaggio, il turismo, la bellezza, lì dovremmo trovare nuovi posti di lavoro. La lista L’Altra Europa con Tsipras mete la conversione ecologica al centro di un piano europeo per il rilancio economico del nostro Paese. L’Italia ha la metà degli addetti nel settore turistico della Gran Bretagna. Vogliamo paragonare la bellezza del nostro Paese, anche Torino, con quello che c’è in Gran Bretagna?

(1) Salviamo il paesaggio, Luca Martinelli, Altreconomia, 2013, pag. 19

Video e foto | Davide Mazzocco

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