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Natura

Amazon Gold, i cercatori d’oro che devastano le foreste dell’Amazzonia

Il disboscamento e l’utilizzo del mercurio nella ricerca dell’oro stanno compromettendo l’ecosistema del Perù amazzonico

Il disboscamento dell’Amazzonia ha ricominciato a correre dopo il rallentamento degli ultimi anni, ma non è soltanto il traffico illegale di legname a insidiare il “polmone della Terra”. Amazon Gold, documentario inserito nel Concorso Internazionale One Hour di Cinemambiente 2014, porta alla luce l’altra ragione del disboscamento e dell’inquinamento di una delle zone più selvagge della Terra: l’oro.

Ogni giorno nel rio Madre de Dios (che nasce sulle alture andine per buttarsi nel Beni affluente del Madeira, a sua volta affluente del Rio delle Amazzoni) vengono estratti 100mila dollari di oro. Un guadagno che ha un costo ecologico altissimo visto che per produrre la quantità necessaria per un anello d’oro occorre setacciare 250 tonnellate di terra. E per scandagliare questa quantità di terra occorre disboscare, allagare e scandagliare interi tratti di foresta.

Il regista Reuben Aaronson (già collaboratore di Terrence Malick) si è recato nell’Amazzonia peruviana insieme a due reporter di guerra, Ron Haviv e Donovan Webster, e al biologo Enrique Ortiz, per indagare su questo traffico.

E ha scoperto che il commercio dell’oro – a differenza di tanti altri scempi compiuti su vasta scala – è una devastazione dal basso che coinvolge le fasce povere della popolazione disposte a pagare un prezzo altissimo al ritorno economico garantito dalla raccolta del prezioso metallo.

Nell’estrazione dell’oro, infatti, vengono utilizzate grandi quantità di mercurio, un metallo che facilita la separazione dell’oro, ma che risulta altamente tossico per chiunque lo maneggi. Il disboscamento su larga scala e le buche scavate per trovare l’oro sono un mix letale per l’ambiente: la foresta impiegherà 300-500 anni a ricreare l’ecosistema distrutto in pochi giorni di lavoro, mentre i veleni sversati nelle acque finiscono nel ciclo alimentare e in quello dell’acqua.

Negli esami condotti sugli abitanti di Puerto Maldonado sono stati riscontrati tassi di mercurio di tre volte superiori al limite consentito. Su un piatto della bilancia c’è la salute, sull’altro i guadagni dell’oro il cui valore è letteralmente esploso in epoca di crisi, passando dai 250 dollari all’oncia del 2001 ai 1600 dollari all’oncia del 2013.

Gli sbancamenti e l’utilizzo dell’acqua nell’attività estrattiva hanno completamente devastato la città di Huaypetue costringendola a spostarsi, a trasformarsi, in questa terra desolata che erode la più importante area termoregolatrice del mondo. Dopo migliaia di chilometri, la corsa delle acque dolci del Madre di Dios termina nell’Oceano Atlantico ed è lì che finisce il mercurio. L’inferno di Hyeronimus Bosch evocato dal biologo Ortiz nel documentario è di casa a a Puerto Maldonado e dintorni e il patto con il diavolo ha un’unica moneta di scambio, la più antica di tutte, l’oro.

Foto | Amazon Gold

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