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Rifiuti

Rifiuti elettronici: il 90% viene smaltito illegalmente

Il giro d’affari intorno allo smaltimento illegale dell’e-waste ammonta a 19 miliardi di dollari

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La quantità annua di rifiuti elettronici raggiungerà 50 milioni di tonnellate nel 2017, una quantità di rifiuti enorme che rappresenta un grande problema in termini di sostenibilità. E non solo. Perché smaltire i rifiuti elettronici rappresenta un costo. Ed è proprio per questa ragione che le ecomafie si arricchiscono con lo smaltimento abusivo di questo tipo di residui dell’industria elettronica: secondo i dati dell’Unep, il programma ambientale delle Nazioni Unite, il 90% dei rifiuti elettronici del mondo viene smaltito e scaricato illegalmente per un giro d’affari che ammonta a 19 miliardi di dollari.

Smartphone e computer sono fra gli oggetti che contribuiscono maggiormente all’accumulo di 42 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti che potrebbero divenire 50 nel 2017.

Il rapporto Unep presentato a Ginevra sottolinea che nel 2014 il costo per lo smaltimento di 42 milioni tonnellate di rifiuti ha movimentato un costo di 52 miliardi per l’economia globale. L’esportazione di rifiuti pericolosi e dannosi per l’ambiente dai Paesi Ocse a quelli che non ne fanno parte è vietata, ma migliaia di tonnellate di rifiuti continuano a essere esportate dopo essere dichiarate come beni di seconda mano.
Fra questi ci sono pile descritte come plastica e tubi catodici spacciati come normali rifiuti metallici.

Ghana, Nigeria, Cina, Pakistan, India e Vietnam si stanno trasformando in centri di smaltimento per lo smaltimento illegale di e-waste.

Le condizioni in cui i rifiuti del mercato dell’elettronica vengono smaltiti possono essere molto pericolosi per la salute. Per prevenire questo “tsunami” di rifiuti, come lo ha definito il suo direttore esecutivo Achim Steiner, l’Unep vuole agire in due direzioni: da una parte con il rafforzamento delle leggi nazionali e internazionali sulla materia, dall’altro con l’implementazione di tutte le attività di recupero dei metalli preziosi che si trovano all’interno dei prodotti tecnologici.

Via | The Guardian

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