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Cronaca ambientale

COP21, l’allarme di Realacci: “Italia in ritardo con la ratifica dell’accordo”

Il ritardo di Italia e UE sulla ratifica dell’accordo COP21: Stati Uniti e Cina sono stati più veloci.

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Intervenendo a margine della presentazione del rapporto ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del territorio e acque irrigue) intitolato “Manutenzione Italia 2016”, il Presidente della Commissione ambiente della Camera dei Deputati Ermete Realacci, analizzando le ultime tappe verso la ratifica conclusiva dell’accordo raggiunto alla COP21 di Parigi sui cambiamenti climatici, ha lanciato il suo monito, spiegando che l’Italia non ha ancora ratificato l’accordo.

Un ritardo che non è solo italiano ma europeo:

“A me è dispiaciuto vedere prima dell’ultimo G20 Obama e il premier cinese siglare solennemente l’accordo di Parigi. Sono due paesi che in passato non hanno brillato per essere in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni, e che invece adesso si candidano a guidare il mondo proprio perchè si fanno carico del futuro del pianeta. L’Europa è invece in ritardo, l’Italia è in ritardo”

Realacci si riferisce alla mancata ratifica, da parte dell’Italia, dell’accordo COP21 siglato a Parigi nel novembre dello scorso anno, un ritardo che stona invece con la celerità nella ratifica dei grandi Paesi come Cina e USA. Il prossimo novembre, a Marrakash in Marocco, si terrà la COP22 e l’Italia rischia di arrivare impreparata e con una credibilità bassissima, “un rischio” spiega Realacci “che l’Italia non può permettersi”:

“È una scommessa che riguarda l’ambiente ma anche l’economia, perchè chi arriva prima in questo terreno diventa anche più competitivo. Non c’è motivo perchè questo ritardo si prolunghi, ho presentato in tal senso anche un’interrogazione parlamentare ritenendo insufficiente la risposta del ministero dell’ambiente e mi auguro che questo ritardo venga colmato nell’interesse dell’Italia e del mondo. Ricordiamoci che è stato superato recentemente all’Onu il numero di paesi, 55, necessari per la validità dell’accordo di Parigi, ma nonostante Usa e Cina da soli rappresentino il 38% delle emissioni globali è necessario raggiungere il 55%. E su questo l’Europa, e anche l’Italia, sono determinanti”

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