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Auto Ibride

Auto ibride: per fortuna il futuro lascia spazio ai sogni

Un’occhio al cuore e l’altro all’ambiente, in quadro di grande versatilità operativa: le auto ibride sono razionali e fanno sognare se portano i marchi Ferrari, McLaren e Porsche.

Prestazioni, praticità operativa, emozioni al vertice ed attenzione per l’ambiente possono coesistere nelle auto ibride, che non pagano i (molti) limiti delle auto elettriche al 100%, in termini di versatilità d’uso e di sensazioni a bordo.

Tre modelli della specie fanno sognare ad occhi aperti: Ferrari LaFerrari, McLaren P1, Porsche 918 Spyder. Sono delle supercar estreme, che interpretano il tema dell’auto ibrida nel pieno rispetto dello spirito delle rispettive case. Il video ci consente di ammirarle insieme e di viverne appieno le emozioni, senza turbare la coscienza green.

Ferrari LaFerrari

Appartiene alla stirpe delle “rosse” più affascinanti di tutti i tempi, ma si orienta al futuro più di ogni altra. Il design della carrozzeria sposta in avanti le lancette del tempo, esplorando un mondo sconosciuto, fatto di futurismo ed efficienza. Sembra un’astronave, ma si connette in modo brillante alla tradizione del mito.

Massima sintesi del know-how acquisito nel mondo dei Gran Premi, questa inimitabile perla offre prestazioni estreme, mai raggiunte prima nella storia del marchio, grazie alle soluzioni tecniche più avanzate che, in futuro, potranno trovare applicazione su tutta la gamma. È la prima opera di Maranello ad adottare la tecnologia ibrida, con motore termico V12 da 800 CV e motore elettrico da 120 Kw (163 CV), per una potenza complessiva di oltre 960 CV.

Grazie all’HY-KERS, derivato dall’esperienza in Formula 1, è la Ferrari più prestazionale e efficiente di sempre. L’applicazione del sistema, sperimentato sui campi di gara ed evoluto specificamente per l’utilizzo stradale, garantisce la perfetta integrazione tra il V12 e il motore elettrico, coniugando senza soluzione di continuità i vantaggi delle due propulsioni, senza incidere in alcun modo sulle dimensioni della vettura, né sul passo, contribuendo anzi ad abbassarne il baricentro.

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Il motore elettrico principale è accoppiato in coda al cambio a doppia frizione. E’ inoltre presente un motore elettrico ausiliario che sostituisce l’alternatore tradizionale, risparmiando in questo modo peso e contenendo i volumi. Le batterie vengono ricaricate in diversi modi: durante le frenate, perfino in quelle particolarmente intense dove interviene l’ABS, condizione tipica della pista, e ogni volta che il motore termico produce coppia in eccesso, come ad esempio durante la percorrenza di una curva, che invece di disperdersi viene recuperata.

In tema di transfer tecnologico dal Circus, un’area di collaborazione strettissima, quasi simbiotica, è stata quella della progettazione e realizzazione del telaio. Un team composto da ingegneri e tecnici della Scuderia e della Direzione tecnica GT ha lavorato sin dalla prima fasi avvalendosi del contributo di Rory Bryne, progettista di monoposto vincenti del “cavallino rampante” a cavallo tra gli anni ’90 e 2000.

L’impiego dei materiali compositi è stato gestito in modo oculato, usando le combinazioni più raffinate, per garantire la massima leggerezza insieme alla più grande robustezza. Straordinaria l’efficienza dinamica, anche grazie all’aerodinamica attiva. La complessa elettronica, che sovrintende tutti i sistemi, fa il resto. Tutte queste meraviglie si traducono in un ritmo operativo di riferimento, che non ha eguali.

McLaren P1

Le cifre sono di stampo corsaiolo: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2”8, da 0 a 200 km/h in 6”8, da 0 a 300 km/h in 16”5 (5.5 secondi in meno dell’iconica F1, che l’ha preceduta idealmente in listino).

È limitata elettronicamente a 350 km/h la velocità massima, mente la frenata da 100 km/h a zero richiede soli 30.2 metri, un valore che la dice lunga sulla sua capacità di decelerazione. Con questi dati si conferma il profilo dinamico, particolarmente energico, della creatura britannica, spinta da un motore ibrido, con unità termina V8 biturbo da 3.8 litri abbinata a un propulsore elettrico, capace di sviluppare la strepitosa potenza di 916 cavalli. Nel ciclo combinato le sue emissioni di CO2 sono di 194 g/km.

Questa vettura segna il nuovo limite di riferimento nella produzione stradale della casa di Woking. La sua linea sinuosa ed estrema è votata al culto dell’aerodinamica, che gioca un ruolo fondamentale quando si vogliono raggiungere le vette prestazionali.

Il peso è maggiore rispetto alla vecchia F1, ma le prestazioni sono di livello ancora più alto, anche in termini di handling. Solo in circuito si possono raggiungere i suoi limiti, con il supporto di un’aderenza adeguata al rango del prodotto, che vanta freni di ottima efficacia, per contrastare le velocità stellari che si raggiungono in pochi secondi.

Porsche 918 Spyder

Nella cabina di comando di questa vettura la gestione delle diverse funzioni avviene mediante uno schermo touch-screen, come nei telefonini di ultima generazione. Ricordiamo che la 918 Spyder monta un potente V8 affiancato da tre unità elettriche, per una dotazione energetica di altissimo livello: 887 cavalli. Pur con tanta carica in corpo, in condizioni ideali libera appena 72 g/km di CO2.

I bassi livelli di emissione si coniugano alla sportività e al carattere delle opere di Zuffenhausen. La vettura è una scheggia in accelerazione, con passaggio da 0 a 100 Km/h in appena 2″8. Quattro le modalità operative: E-Drive, Hybrid, Sport Hybrid e Race Hybrid. La più ecologica è la prima. I consumi si attestano fra i 3,0 e i 3,3 l/100 km.

Secondo gli uomini della Porsche, la 918 Spyder assume un ruolo paragonabile a quello della 911, che debuttò all’IAA mezzo secolo fa. Questo anniversario è stato celebrato dalla casa tedesca lo scorso anno, con la presentazione del modello speciale in edizione limitata “50 Anni 911”. La vettura si basa sull’attuale 911 Carrera S, che unisce gli elementi tradizionali della 911 alla tecnica più avanzata. Il modello è prodotto in serie limitata di 918 esemplari. Ecco spiegato il nome.

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