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ECOLOGIA

Monete alternative: come dribblare la crisi e decrescere felicemente

Roberto Maroni pensa a una moneta lombarda. Tanti gli esempi virtuosi dal BerkShares allo SCEC

Uno dei modi più creativi per sfuggire alla crisi? Inventarsi una nuova moneta. Sono sempre di più le realtà locali, le istituzioni e le comunità che decidono di sottrarsi all’economia ordinaria creando monete alternative in grado di essere scambiate con prodotti e/o servizi. Molto spesso si tratta di iniziative che nascono in comunità con una spiccata propensione a una cultura alimentare di filiera corta e con un approccio ecologista, vicino agli ideali della decrescita felice.

Una settimana fa, presentando l’attività del movimento francese dei Colibris, avevamo accennato al loro esperimento di una moneta locale. Il Sol Violette è nato a Toulouse ma ora viene speso e incassato un po’ in tutta la Francia. Come si utilizza? Semplice: si acquistano Sol a un euro l’uno e poi si può pagare prodotti e servizi con coloro che sono iscritti alla rete. Si tratta di una moneta solidale che, come tutte le monete alternative, non è spendibile con chi non è iscritto.

Aderire a questi progetti è una forte presa di posizione nei confronti di un’economia governata dalla speculazione e dalla fluttuazione del costo del petrolio. A Great Barrington, nel Massachussetts, ci si è spinti a un livello logico superiore rispetto a quello di tante monete che scambiano le alternative currency con le normali valute in vigore in quel territorio. Una volta coniato il BerkShares, i cittadini di Great Barrington si sono accorti che se avessero continuato a tarare il valore della loro moneta su quello del dollaro sarebbero stati condizionati dall’oro e dal petrolio, ovverosia da due ricchezze provenienti da un territorio esterno a quello di utilizzo dei loro soldi. Per fare un esempio, anche il lavoro di un taglialegna sarebbe stato più o meno caro a seconda del prezzo del carburante necessario a far partire la sua motosega. Ecco allora che i creatori del BerkShares hanno deciso di tarare la loro moneta su quanto offerto dall’economia locale, la frutta e la verdura, per esempio.

In Italia non mancano esperimenti del genere e negli scorsi giorni persino il leader della Lega Nord, Roberto Maroni, ha evocato la creazione di una moneta locale in Lombardia:

Ci sono iniziative di monete locali, non sostitutive ma che si affiancano all’euro, in diverse Regioni europee. E ci sono studi anche alla Bocconi, coordinati dal vicepresidente della Lombardia Andrea Gibelli, per creare un circuito alternativo. È utile e può servire nelle crisi economiche a dare un aiuto alle imprese. Ci stiamo ragionando e non escludo che anche noi decidiamo di farlo.

Il nuovo soldo lumbard, comunque, non sarebbe una novità per l’Italia visto che a Napoli, da circa cinque anni un gruppo di commercianti, artigiani, liberi professionisti e cittadini ha deciso di realizzare lo SCEC (acronimo di Solidarietà ChE Cammina) per smarcarsi da un’economia reale sempre più inquinata dalla finanza. Il cittadino acquista dal commerciante che a sua volta pagherà on quei soldi un altro commerciante o un determinato servizio.  La moneta, inoltre, ha anche finalità etiche e, dunque, commercianti d’armi e negozianti che vendono pellicce di animali non sono graditi all’interno dell’associazione. In cinque anni la moneta ha raggiunto un giro d’affari di 1,5 milioni di euro e viene utilizzata in 12 regioni da circa 15mila iscritti. Prima ancora che l’Italia adottasse l’euro, nel 2001, in Abruzzo è nato il SIMEC, altre esperienze sono quelle dell’EcoAspromonte e del Ecoroma. Senza dimenticare Seborga, il piccolo comune della provincia di Imperia che si autoproclama “principato” e che conia un luigino (del valore di 6 dollari statunitensi).

Foto © Getty Images

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