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Per una corte d’appello USA gli attivisti anti-caccia alle balene sono “pirati”

Gli attivisti anti-caccia alle balene della Sea Shepherd sono stati accusati di pirateria da un giudice america, in un caso in cui gli USA non hanno alcuna giurisdizione.

Le vicende giudiziarie umane sono assai curiose alle volte.

Nel grande oceano meridionale si stanno confrontando una flotta baleniera giapponese e tre navi dell’ong Sea Shepherd guidate da equipaggi australiani.  Anche il sito dell’operazione Zero Tolerance è un sito australiano. Lo scontro avviene in acque internazionali, nella zona protetta nota come Santuario delle balene dell’Oceano Meridionale, dove secondo l’International Whaling Commission è vietata ogni attività di caccia.

Eppure una corte d’appello degli USA ha appena emesso una sentenza in cui accusa di pirateria non i cacciatori di balene, ma gli attivisti!

Secondo il giudice Kozinski gli attivisti sono pirati perchè mettono in pericolo la navigazione delle navi giapponesi. Riferisce che hanno danneggiato eliche, lanciato bombe fumogene e puntato laser contro i giapponesi, senza peraltro portare delle prove.

Non si comprende come una corte USA possa perdere tempo in qualcosa su cui non ha alcuna giurisdizione. Sembra una mossa piuttosto goffa per controbilanciare la denuncia presentata dall’Australia contro il Giappone alla Corte Internazionale di Giustizia per caccia illegale.

La Sea Shepherd ha sofferto numerosi guai giudiziari a causa del suo estremo attivismo. Lo scorso anno il suo presidente Paul Watson rimase agli arresti domicliari per due mesi in Germania in seguito ad una richiesta di estradizione da aprte del Costa Rica per un incidente navale. Watson fu poi rilasciato su cauzione e l’estradizione non ha avuto luogo.

E’ possibile anche firmare una petizione rivolta alla Casa Bianca per farrozare il divieto di caccia alle balene nell’Oceano meridionale.

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