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Bioshopper, anche il Marocco ci prova: via alla promozione di sacchi in tessuto

Ieri è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale sui bioshopper del 18 marzo 2013: da oggi quindi gli italiani dovranno adeguarsi utilizzando solo sacchi conformi Uni En 13432 del 2002, o di carta, tessuto e poliammide (come previsto dal DL n.2 del 25 gennaio 2012).

Una rivoluzione, nel nostro paese plastificato, che rappresenta in primis una svolta culturale importante per tutti gli Italiani, schiavi della plastica quasi quanto della pasta: un esempio virtuoso, nonostante si sia impiegato parecchio tempo per metterlo in piedi, che servirà da monito per molti.

In Marocco ad esempio il governo ha deciso di avviare una sperimentazione per promuovere tra i cittadini l’uso di sacchetti in tessuto, in vista di una nuova norma (poco dissimile dalla nostra) che proibirà quelli in plastica.

Il progetto del governo nordafricano, che sarà frutto della collaborazione tra più ministeri (nè più nè meno di come è avvenuto in Italia, all’altra sponda del Mediterraneo), punta ad un cambio di rotta simile al nostro anche nel grande paese africano: l’obiettivo è realizzare 3 milioni di sacchetti in tessuto, contribuendo così alla salvaguardia dell’ambiente.

Realizzabile grazie ai 4,5 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero per gli Affari generali e dai 1,8 milioni del Ministero dell’Ambiente, l’iniziativa sarà rivolta a circa 150 cooperative sociali (3.000 lavoratori circa) di 26 grandi città del Marocco, la distribuzione dei sacchi in tessuto (gratuiti alla popolazione) mira ad un cambio considerevole nella sensibilità ecologica dei cittadini marocchini.

Sensibilità che, va sottolineato, anche il nostro decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale mira a modificare, tralasciando (chissà se volontariamente o meno) ogni aspetto sanzionatorio: le multe per chi trasgredisce infatti scatteranno

A decorrere dal sessantesimo giorno dall’emanazione dei decreti di natura non regolamentare di cui al comma 2

ovverosia non meno di due mesi. Anche perchè per la piena entrata in vigore del decreto interministeriale, i viaggi nelle pieghe burocratiche sono qualche cosa di interminabile (“ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare” direbbe qualcuno), occorrerà attendere la conclusione (necessariamente con esito positivo) della procedura di comunicazione alla Commissione europea, ai sensi della Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.

Che significa? Significa che la Commissione non risponderà prima del 13 giugno prossimo (salvo obiezioni) e, di conseguenza, non scatteranno sanzioni prima del 14 agosto.

Giusto in tempo per ferragosto.

Eppure in passato la firma del decreto e la sua attuazione era già stata bloccata numerose volte perchè gli italiani non sarebbero stati pronti alla “rivoluzione dei sacchetti”, dando così la possibilità a tutti di organizzarsi. Dal primo stop sono passati più di due anni. E i commenti si lasciano in fondo all’articolo.

Via | Gazzetta Ufficiale
Foto | Flickr

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