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Ecomafie

Rifiuti di Roma, Malagrotta chiude e la Regione Lazio fa la questua

E’ iniziata la questua della Regione Lazio, e del Ministero dell’Ambiente, sui rifiuti, per cercare qualche regione pronta a ricevere ed incenerire l’immondizia che proverrà da Roma.

Questa sera Malagrotta chiuderà per sempre i battenti ai rifiuti talquale per accogliere, per un periodo di tempo limitatissimo (giugno/ottobre), solo rifiuti pretrattati negli impianti di Tmb; impianti che però, nel Lazio, non riescono a trattare tutta l’immondizia che produce Roma.

Il neo Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha così chiesto aiuto:

la Regione sta valutando di affidarsi alla solidarietà delle altre Regioni […] alle quali chiederemo di accogliere i rifiuti di Roma per un periodo transitorio per essere lavorati. Altrimenti Roma è in difficoltà.

Le brutte notizie però sono già arrivate nei giorni scorsi: due giorni fa era stata Padova la prima città a porre numerose riserve sulla possibilità che l’inceneritore di San Lazzaro possa ricevere l’immondizia romana; è stato poi quindi il turno della Lombardia di Roberto Maroni e del Piemonte di Roberto Cota, a dire “no” a Zingaretti:

Siamo assolutamente contrari, anche in ragione del fatto che non si comprende il motivo per cui, a fronte di un fabbisogno stimato dal Ministero di 400 tonnellate/giorno, al solo Piemonte sia stato chiesto un impegno per 600tonnellate/giorno di rifiuti.

ha dichiarato l’assessore piemontese all’ambiente Roberto Ravello, sulla falsariga di quanto già detto da Claudia Terzi, assessore lombardo all’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, pochi giorni prima.

Il problema sono circa 1.000 tonnellate di rifiuti che la Regione non sa proprio dove mettere: ci penserà probabilmente sempre lui, Manlio Cerroni, che poche ore fa ha visto accettare la sua proposta di mettere a regime l’impianto di trattamento meccanico biologico di Malagrotta 2, che lavorerebbe 500 tonnellate di rifiuti “tal quale” al giorno fino al 21 aprile, quando entrerà in funzione il tritovagliatore a Rocca Cencia, di proprietà dell’Ama (la municipalizzata del Comune di Roma che gestisce la raccolta).

In una lettera di qualche giorno fa a Clini ed al commissario straordinario Goffredo Sottile il re dell’immondizia romana aveva aperto a questa possibilità: l’Ama continuerà a conferire autonomamente agli impianti tmb di Albano, Viterbo e Colfelice 500 tonnellate di rifiuti al giorno, il Co.La.Ri., il consorzio di Manlio Cerroni che gestisce la Città delle industrie ambientali di Malagrotta, tratterà il resto dei rifiuti che i quattro impianti romani non riescono a lavorare.

Nel frattempo però, proprio questa mattina, si è tenuta la requisitoria del pm Galanti nel processo sui dati (secondo l’accusa falsificati) relativi proprio agli impianti del Co.La.Ri. di Malagrotta: secondo l’accusa Cerroni avrebbe fornito dati non veritieri sul gassificatore che ha allestito nell’area di Malagrotta, a ridosso della strada e del rio Galeria (uno dei più inquinati d’Italia).

Il pomo della discordia è l’ossigeno contenuto nel serbatoio del gassificatore, tarato con una soglia di pericolosità sotto le 200 tonnellate, per il quale Cerroni è accusato di aver fornito alle autorità dati fasulli (sottostimati).

Insomma, la situazione è la seguente: Zingaretti da un lato ha fallito nella sua prima rimboccata di maniche sul tema rifiuti, non per demerito suo per la verità quanto piuttosto per gli ostacoli incontrati (che poi sono sempre gli stessi quando si parla di rifiuti) e per i tempi strettissimi, ed ha vinto il commissariamento e, con lui, il solito Manlio Cerroni, che solo il 10 luglio avrà qualche notizia in più sul suo futuro giudiziario.

La situazione di Roma è questa ma il problema vero è il momento storico: in tempi di campagna elettorale le decisioni, sui generis, si fanno complesse ed indigeste; a maggior ragione se sono decisioni da prendere sui rifiuti.

Sulla procedura d’infrazione europea e la multa che incombe ha così chiarito Massimiliano Iervolino, membro del comitato nazionale di Radicali Italiani ed autore dei libri Con le mani nella monnezza. I disastri della partitocrazia. Il caso Malagrotta: l’ottavo colle di Roma e Roma la guerra dei rifiuti:

La procedura di infrazione sulla discarica di Malagrotta è basata sull’articolo 258 TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), quindi l’eventuale sentenza di condanna della Corte di Giustizia nei confronti dell’Italia non comporterebbe sanzioni pecuniarie a carico del nostro Paese. Tali multe infatti sono possibili solo nell’ambito di una procedura di infrazione basata sull’articolo 260 TFUE, qualora cioè uno Stato membro venga condannato per una seconda volta per non aver eseguito una prima sentenza della Corte Ue. Ciò non toglie che una eventuale condanna, anche se non pecuniaria, offuscherebbe ancora di più l’immagine del nostro Paese, visto che l’accusa mossa da Bruxelles fa riferimento ad una direttiva del 1999.

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