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Acqua

Perché Enrico Letta premier potrebbe proseguire le politiche sull’acqua di Romano Prodi

Enrico Letta riceve il mandato da premier da Giorgio Napolitano: quali le conseguenze sui beni comuni e l’acqua pubblica?

Il disegno di far ripartire la politica italiana da una serie di interventi volti al più grande impianto di privatizzazioni e multiutility prende sempre più consistenza con la nomina di Enrico Letta a premier.

Se fino a qualche giorno fa il no a Stefano Rodotà del Pd che ha portato alla rielezione di Giorgio Napolitano poteva sembrare incomprensibile così come il tradimento dei 100 franchi tiratori che hanno fatto saltare la candidatura di Prodi, oggi con la consegna di Giorgio Napolitano del mandato da Premier a Enrico Letta al Quirinale, sembra davvero schiarirsi lo scenario sin qui intravisto. Perché l’Italia è una Repubblica fondata sull’acqua essendo il nostro Paese ricco di questa preziosa risorsa e essendo l’acqua un bene che interessa tantissimo l’Europa con cui potremmo avere una moneta di scambio decisamente consistente che non l’Euro.

Ma come si arriva alla candidatura di Enrico Letta non essendo neanche presa in considerazione quella di Matteo Renzi? Facciamo un passo indietro al 22 aprile scorso quando Romano Prodi era a Milano al Teatro Strehler per Convivio organizzato dalla Fondazione del Corriere della Sera a rilanciare in un incontro dal titolo: “Acqua: pace o guerra nel XXI secolo”, dove ha rilanciato con forza per l’Expo di Milano 2015, la nascita di una Authority mondiale per l’acqua proprio con sede nel capoluogo meneghino. Anzi a sottolineare la gravità del tema acqua ha risposto con una frase, interpretata come battuta a chi gli chiedeva cosa ne pensasse del Pd:

Il Pd fa acqua da tutte le parti? Abbiamo tanta siccità nel mondo

E a proposito del progetto dell’Authority spiega di averne già parlato con Ban Ki Moon segretario generale dell’Onu per cui sollecita a coalizzare le forze nel presentare appunto un progetto credibile. Che certamente sarà presentato.

Ma per capire il come sarà presentato e quanto lavoro si cela dietro questo progetto di Authority mondiale che potrebbe avere come garante proprio Enrico Letta, scelto in contrapposizione a quanto poteva invece arrivare dalla presidenza data a Stefano Rodotà, affonda le sue radici in quella Commissione Rodotà. Per capire i vari passaggi che ci hanno portato a Enrico Letta premier oggi occorre andare al 2007 quando Marco Alfieri sulle pagine de Il Riformista scrive delle contrapposizioni delle due sinistre sulla questione acqua con chi intende privatizzare i servizi e con chi non intende privatizzarli essendo l’acqua uno dei beni comuni. Romano Prodi, allora ex premier, propose di scorporare il pacchetto delle riforme sull’acqua che gestiva Linda lanzillotta ministro per gli Affari Regionali e di affidarlo a una speciale commissione presieduta da Enrico Letta.

A innescare il processo di privatizzazione dell’acqua quel decreto Ronchi che non interveniva direttamente sull’acquisto e vendita dell’acqua ma dei servizi a essa collegata e che come faceva notare Riccardo Realfonzo su economiapolitica.it e riportato da Micromega:

Ora il Partito Democratico annuncia una proposta di legge di riordino del settore che, riprendendo in buona misura le tesi avanzate dal sito lavoce.info, sembra ruotare intorno alla creazione di una nuova authority, che dovrebbe controllare una gestione sostanzialmente affidata ai privati. Vengono quindi rispolverate tesi già avanzate in occasione di passate operazioni di privatizzazione. E va da sé che, anche in questo caso, assisteremmo alla creazione di un altro organismo inutile, del tutto impotente rispetto alle multinazionali dell’acqua, al punto che gli esiti rischierebbero di non essere diversi da quelli del decreto Ronchi. Al tempo stesso, altrettanto discutibili appaiono le altre proposte presenti nel centrosinistra italiano che continuano ad avanzare soluzione ibride, che spingono nella direzione del ricorso a società miste pubblico-private o a formule giuridiche di diritto privato. È vero infatti che negli ultimi anni il ricorso alle spa di proprietà interamente pubblica è stato considerato spesso una soluzione utile per limitare i danni della privatizzatrice legislazione vigente (e su questo punto si è sviluppato un dibattito all’interno stesso dei movimenti per l’acqua pubblica), ma questa soluzione non rappresenta certo l’ideale a cui tendere nel momento in cui si tratta di ridisegnare la normativa sui servizi pubblici locali.

Dunque ecco che Enrico Letta rappresenta quella ideale continuazione del processo di privatizzazione dei servizi sull’acqua iniziata con il decreto Ronchi e proseguita a fasi alterne con Romano Prodi.

Una riflessione però si rende necessaria: se l’acqua è pubblica allora il cittadino ne può godere sempre e senza vincolo nel rispetto del bene per le future generazioni e dunque non può pagare i servizi per riceverla a casa dal suo rubinetto perché appunto, che alternative ha per procurarsi acqua potabile gratuitamente: andare all’acquedotto? alla fontana della piazza? al pozzo?

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