Seguici su

ECOLOGIA

Disastro ambientale a Bussi: 19 dirigenti Montedison rinviati a giudizio

Un danno stimato in 8,5 miliardi di euro. Contaminate anche le falde acquifere

Terreni pieni di cloroformio, tricloroetilene, mercurio e altre sostanze pericolose. È questo il tossico bilancio del disastro ambientale riscontrato dalla Environ per conto della Solvay, nel sito industriale di Bussi. I dati rilevati nei terreni dell’area industriale del pescarese sono la radiografia di un disastro immane: il cloroformio è presente in quantità 453mila volte oltre i limiti di legge, il tricloroetilene 193mila volte superiore ai limiti, il mercurio 2100 volte e il diclorometano 1 milione di volte oltre i limiti consentiti dalla legge. E cifre altrettanto iperboliche sono quelle degli sforamenti del tetracloruro di carbonio (666mila volte i limiti nella falda superficiale e 3733 in quella profonda).

Per l’Ispra il danno stimato è di 8,5 miliardi di euro in un’area di 2 milioni di mc di terreno. WWF ha presentato questi dati e chiede che si operi al più presto per mettere in sicurezza tutte le aree, non solo quelle industriali ma anche quelle circostanti, in modo da creare un cordone sanitario che impedisca all’inquinamento di giungere a valle.

Per questo disastro ambientale 19 dirigenti della Montedison sono stati rinviati a giudizio per scarico illegale e sistematico di rifiuti tossici. La Solvay – che ha ereditato questa situazione dalla precedente proprietaria, la Montedison – si è costituita parte civile.

Secondo l’accusa nel sito sarebbero state smaltite illegalmente 500mila tonnellate di sostanze tossiche, con la contaminazione delle falde profonde che alimentavano i pozzi per l’acqua potabile e rifornivano 500mila persone. Un altro territorio avvelenato nel nome del profitto, un’altra ferita al territorio nel nome del progresso.

Via | Ecologiae

Foto © Getty Images

 

 

Ultime novità