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Ricostruzione L’Aquila, Cialente al Corriere: servono 11 miliardi, aiutateci

A quattro anni dal devastante terremoto che ha distrutto L’Aquila, il sindaco della città abruzzese Massimo Cialente ha scritto una lettera pubblicata dal Corriere della Sera: aiutateci, servono 11 miliardi.

L’Aquila. Distrutta ma mai in ginocchio. Un tema del quale si parla sempre meno, ma che resta caldo, caldissimo: 20.000 sfollati sono tantissimi, un centro storico ancora completamente intaccato dalla ricostruzione è una vergogna per un Paese, l’Italia, che si autocelebra definendosi “Bel”Paese.

Questa mattina il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera del sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente (Partito Democratico, perchè sulla ricostruzione e sui fatti post-terremoto la connotazione politica è una delle chiavi per capirne i risvolti): un appello accorato al Governo affinchè, per L’Aquila, si faccia subito qualcosa.

Secondo Cialente sono ben 11 i miliardi necessari al capoluogo abruzzese per tornare allo splendore di un tempo; attacca, il sindaco aquilano, lamentando la “malcelata insopportazione” che si respira nelle stanze romane quando si parla de L’Aquila:

A quattro anni dal terremoto che ha cancellato i luoghi della nostra identità proiettandoci nel ricordo del passato nella speranza di sopravvivere al presente, ci ritroviamo senza fondi per la ricostruzione. […] Il cantiere più grande d’Europa continua a reggersi sulle sue impalcature mettendo gli operai in cassa integrazione e lasciando le famiglie, a migliaia, parcheggiate nelle case di Berlusconi o negli alberghi. Commissariati prima, abbandonati ora.

7 miliardi di euro per L’Aquila più altri 4 per i comuni del cratere sismico: Cialente fa i conti, chiede risorse, offre soluzioni: un mutuo venticinquennale con la Cassa depositi e prestiti: 60 milioni di l’anno per ciascun miliardo, sulla falsariga di quanto avvenuto per i terremotati emiliani, che hanno visto stanziati 10 miliardi per la ricostruzione con i quali il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani si fregia di aver vinto una sacrosanta battaglia con il governo Monti.

Cialente dimentica di spiegare come una città che oggi non ha un’economia possa rimborsare il mutuo, ma certamente chiunque voglia farsi un giro nel capoluogo abruzzese può constatare che su un punto ha ragione: occorre accelerare la ricostruzione, da subito, stanziare fondi, investire, pagare. Subito.

Con i finanziamenti finora ricevuti, abbiamo riparato 15mila unità immobiliari delle periferie, 5 mila delle quali, molte crollate o dovute abbattere, hanno ancora i cantieri in corso. Abbiamo speso 2 miliardi e 200 mila euro. La nostra, dati alla mano, è la ricostruzione che sta costando meno al metro quadro.

Cialente, che in segno di sdegno e protesta afferma di aver consegnato la fascia tricolore da sindaco al Presidente della Repubblica Napolitano ed ammainato il tricolore, solo un mese fa usciva soddisfatto da Palazzo Chigi con la promessa di un miliardo in tasca, entro 17-25 giorni, proprio per la ricostruzione:

Con gli ultimi finanziamenti previsti, 980 milioni di competenza per il 2013/2015, ricostruiremo altre 4mila unità immobiliari, le più complesse, cominciando ad aggredire una minuscola porzione del centro storico, con i suoi 400 ettari, tra i più estesi d’Italia. E poi?

scrive Cialente al Corriere, descrivendo la ricostruzione de L’Aquila come una delle priorità nazionali, come un’occasione di rilancio nazionale: se si partisse insieme con quella dell’Emilia l’effetto sul Pil sarebbe positivo, dando ossigeno alle imprese (edili). Ma Cialente è un fiume in piena, e conclude la sua lettera con un appello a tutti gli italiani:

Se necessario, chiederei anche al Paese di accettare l’idea di una piccola tassa di scopo. Ricostruire L’Aquila, oltre che dovere per l’Italia, dovrebbe essere motivo di orgoglio nazionale di fronte al mondo intero. L’Aquila non può e non deve morire.

Sulla ricostruzione in Emilia-Romagna, o meglio sul decreto che ha stanziato fondi a copertura del 100% delle esigenze, Ecoblog aveva però a suo tempo sollevato alcuni dubbi: coperte corte, tempi incerti, fondi che rischiano di decuplicare tra le lungaggini burocratiche e gli scontri politici tra partiti e nei partiti: una parte importante di responsabilità, sia in Emilia che a L’Aquila, ce l’ha avuto lo stato d’emergenza, che se da un lato ha accelerato nuove infrastrutture ed abitazioni, dall’altro ha dimenticato completamente l’aspetto legato alla tutela dei beni artistici, del territorio, della realtà sociale.

Via | Corriere della Sera

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