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Petrolio off shore: Northern Petroleum scandaglia il Canale di Sicilia


Northern Petroleum, azienda inglese con sede a Londra specializzata nella ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, ha annunciato la fine delle operazioni di esplorazione sismica tridimensionale della parte occidentale del Canale di Sicilia. Tali operazioni, effettuate tramite alcune navi appositamente attrezzate, servono ad identificare le zone con il sottosuolo potenzialmente più ricco di petrolio o gas naturale e, in seguito, metterle in produzione.

Le esplorazioni di Northern Petroleum (per un totale di 1520 Km quadrati di fondali scandagliati) sono state eseguite per conto di Shell che è proprietaria di diverse concessioni per lo sfruttamento di idrocarburi in Sicilia, sia a terra che off shore che a breve diverranno altrettanti pozzi trivellati.

Le attività esplorative di Shell-NP hanno suscitato più di una critica. Tra i più preoccupati c’è il sindaco di Favignana e persino il Senatore D’Alì, presidente della Commissione Ambiente al Senato, già noto per le sue posizioni anti-Kyoto e per una controversa proposta di riforma del sistema dei parchi naturali. D’Alì, non molto tempo fa, ha persino presentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente Prestigiacomo, degli Esteri Frattini e dello Sviluppo Economico Scajola per sapere cosa (e come) esattamente stesse cercando l’azienda londinese.

Gli ha risposto il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, noto per le sue posizioni favorevoli al rigassificatore, a terra e non nel golfo, di Trieste e al ritorno al nucleare. Menia, ovviamente, ha escluso ogni rischio per l’ambiente perché esplorare non vuol dire per forza trivellare:

E’ da precisare, comunque, che la società Northern Petroleum non può procedere alla perforazione di un pozzo, né all’allestimento di un qualunque impianto di estrazione, visto che l’esecuzione di tali operazioni è possibile solo dopo aver ottenuto, da parte dei competenti uffici periferici della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello sviluppo economico e da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle altre amministrazioni statali interessate, l’ulteriore verifica di compatibilità ambientale e le ulteriori autorizzazioni specifiche

Resta da capire, invece, quale multinazionale del petrolio si metterebbe a spendere soldi per scandagliare un fondale che poi non può trivellare. Tanto che non l’ha bevuta nemmeno D’Alì che a Menia ha risposto:

Appare necessario fermare in partenza le attività di esplorazione tanto più quando le si vorrebbe svolgere nelle vicinanze delle aree marine protette; è auspicabile, pertanto, che il Ministero dell’ambiente sia maggiormente prudente nel dare il concerto per l’autorizzazione di tali attività

Via | Northern Petroleum, Senato, Messina Notizie, Diario elettorale, Il Piccolo
Foto | Unmig

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