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Alimentazione

Alimentazione corretta: 5 cose da sapere su come mangiamo

Mercoledì 16 ottobre in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, Ecoblog vi svela alcune verità sul modo in cui mangiamo e sulle scelte che facciamo quando ci sediamo a tavola

1) Perché piace di più il cibo che fa ingrassare?

Inutile negarlo, per la maggior parte delle persone gli alimenti più appetitosi sono quelli che fanno maggiormente ingrassare. La motivazione è genetica: noi, esseri umani del 2013, discendiamo dai sopravvissuti di lunghi periodi di carestia alimentare. Siamo il frutto di una selezione naturale che ha favorito i geni di coloro che sapevano superare più facilmente i periodi di carestia. Nell’attuale contesto di abbondanza alimentare la “pancetta” è vista con sospetto, ma in passato, nei lunghi secoli di carestia, i geni che promuovevano l’accumulazione di energia sotto forma di tessuto adiposo furono un grande vantaggio. Ed è per questo che la gente è “programmata” per accumulare grasso. Non male come alibi, vero?

2) Perché i bambini non amano le verdure?

Secondo uno studio del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia ci sarebbe una ragione biologica dietro alla scarsa propensione dei bambini per le verdure: il 79% delle persone possiederebbe un gene – TAS2R38 – in grado di aumentare l’amarezza delle verdure. Questo gene sarebbe una sorta di “campanello d’allarme” in grado di avvertirci in caso di cibo avariato o sostanze velenose. L’organismo infantile, dunque, ha creato da sé un sistema per tutelarsi da possibili intossicazioni. Con il passare degli anni l’azione di questo gene si attenua e, dunque, le verdure diventano più appetibili. Nei primi anni di vita l’organismo è “programmato” per prediligere le proteine (che aiutano a crescere) e gli alimenti dolci (che evocano il latte materno), poi crescendo si cambia e il bilanciamento che vede crescere il consumo di fibre è un processo spontaneo.

3) In che modo i colori influiscono sull’appetito?

Il colore degli alimenti e fondamentale e può addirittura mutare la percezione che abbiamo del suo sapore. A sostenerlo è uno studio della University of British Columbia, in Canada, condotto dalla ricercatrice Jo Andrea Hoegg. Nel test sono stati preparati alcuni bicchieri di succo d’arancia con lo stesso quantitativo di zucchero: quelli addizionati con un colorante rosso sono stati percepiti come più dolci dal 10% degli assaggiatori. Rosso, giallo e arancione sono i colori che stimolano maggiormente l’appetito, mentre l’azzurro, il nero e il granata hanno effetto contrario. Ecco perché l’industria alimentare utilizza in modo sapiente (quando non fraudolento…) i colori nelle sue confezioni e nell’arredamento stesso di supermercati e ristoranti. Anche le sedie rosse dei fast food hanno una loro funzione: stimolano l’appetito e spingono i consumatori a mangiare il cibo più in fretta. Nulla è per caso.

4) Qual è il ruolo dell’olfatto nel riconoscimento dei sapori?

Il naso è importante quanto la lingua per sentire il sapore del cibo. L’80% di quello che percepiscono come sapore è, in realtà, intercettato dai recettori dell’aroma del naso. Le cavità nasali sono rivestite di 10mila cellule con recettori di aromi e per alcuni cibi o spezie il loro apporto al gusto è determinante: tanto per fare un esempio, se ci si tappa il naso non si riesce quasi a percepire il sapore della cannella.

5) Perché i grassi hanno più appetito dei magri?

La fame è regolata da un ormone, la leptina. Questo ormone è prodotto dalle cellule grasse del corpo e, in condizioni normali, quando le persone immagazzinano grasso in eccesso, la leptina viene liberata e funziona come soppressore dell’appetito. Quando (nel 1994) la leptina fu scoperta si pensò di avere finalmente trovato il rimedio all’obesità, ma le persone più grasse diventano resistenti alla sua azione inibitrice e, dunque, sono spinte a mangiare di più perché il potere inibitore della sostanza cessa. La leptina non è, comunque, la sola causa dell’obesità: attualmente sono circa 80 le cause di obesità il che fa sì che le cure siano sempre più personalizzate.

Foto © Getty Images

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