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Ecoblog a Ecomondo: l’industria della green economy esiste, ma all’Italia non interessa

E’ stata una bellissima passeggiata quella fatta oggi. Ho gironzolato tra i 19 padiglioni di Ecomondo alla Fiera di Rimini. La prima impressione è stata molto positiva: la green economy esiste, è viva, ma soffocata dalla burocrazia e dall’ ignoranza di tutta la classe politica. Qualcuno diceva nei commenti allo scorso post che ci sono solo settori dedicati a macchine per compattare o per tritare i rifiuti. E’ vero, ma ho anche trovato un’ industria molto più avanzata.

Dal trattamento dei componenti elettrici e elettronici, alla demolizione industriale, alle attrezzature per una discarica, fino al trattamento di acque reflue e bonifica di suoli inquinati, per ogni settore merceologico ci sono più aziende italiane di riferimento. Ma sono imprese in cui questa Italia non crede e non sostiene. L’inventiva, la tecnologia, la capacità c’è tutta. La creatività del Made in Italy è una piacevole conferma, ma evidentemente non basta a far emergere queste aziende che sono ancora relegate in una nicchia.

A Ecomondo espongono i migliori, ma a essere interessati a fare business con tutto il mondo dei rifiuti sono i buyers esteri. Insomma, a dirla in breve, ad esempio, abbiamo già le risorse tecnologiche e tecniche per realizzare in ogni città o metropoli un corretto ciclo dello smaltimento dei rifiuti: dalla raccolta differenziata, fino al recupero pressoché totale delle materie prime. Evidentemente, però, alla classe politica non interessa. Non ho visto girare tra gli stand molti sindaci o amministratori locali; bassa la presenza delle istituzioni. E’ come se risparmiare e ottimizzare le risorse sia un discorso da riservare a tempi diversi da quelli attuali.

Ci sono aziende che hanno le competenze su come costruire e gestire discariche e non sono i soliti noti; ci sono volontà, entusiasmo, energia e progetti. Manca all’appello la determinazione di una classe dirigenziale.

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