Artide e Antardide
Oltre i confini dell’Alaska e alle fonti del petrolio: il mondo nel 2050

La futurologia è una disciplina decisamente affascinante. Richiede non solo fantasia e immaginazione, com’è prevedibile, ma anche una approfondita conoscenza di quella che è la realtà per poi poterla proiettare nel futuro. L’esercizio riesce a Laurence C.Smith professore di geografia all’UCLA (dopo il salto una video intervista in inglese) che nel suo libro The world in 2050 disegna il futuro tra 40 anni e prevede che la nuova frontiera sarà a Nord, all’estremo nord, in Alaska terra ricca di materie prime, incluso il petrolio.
Insomma non immagina una umanità pronta a svincolarsi dalla dipendenza da petrolio ma (complici i cambiamenti climatici che renderanno l’estremo Nord più confortevole) una umanità pronta a emigrare lì dove le condizioni le consentano di mantenere in vita gli attuali standard di benessere. La concezione del nuovo mondo del Nord verte sui quattro grandi assi che sosterranno la necessaria emigrazione: incremento demografico, risorse naturali, globalizzazione, cambiamenti climatici.
Scrive Smith:
A nord del 45 ° parallelo vi sono terre e mari degli Stati Uniti e del Canada, Groelandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Troviamo il 15% della superficie del Pianeta e il 29% di territorio senza ghiaccio. Saranno queste regioni assieme all’entroterra artico a costituire il “Nuovo Nord”. Un tale blocco, di circa 14milioni di chilometri quadrati abitabili (tre volte la superficie della Cina), potrebbe ospitare un quarto di miliardo di abitanti e produrre oltre 7 trilioni di dollari.
Via | Arctic progress
Foto | Flickr
