Energia
Giappone e WikiLeaks, in un cablogramma critiche alla strategia nucleare

Ieri The Guardian ha pubblicato un cablogramma divulgato da Wikileaks in merito ad una serie di critiche relative alla strategia nucleare del Giappone esposte nel 2008 da Taro Kono (in alto nella foto), membro della camera bassa del parlamento giapponese.
L’occasione fu data da un incontro con l’ambasciatore americano a cui Taro Kono affidò le sue impressioni, anzi per alcune circostanze vere e proprie denunce. Parlò di occultamento di informazioni nel caso di alcune centrali nucleari e evidenziò le sue perplessità rispetto al trattamento del combustibile nucleare esaurito, sostanzialmente le scorie nucleari e presentato alla gente come programma di riciclo dell’uranio. Sottolineò infine come nel suo paese mancasse una vera e propria strategia energetica che avrebbe dovuto prendere in considerazione le rinnovabili.
Accusa Kono il METI Ministry of Economy, Trade, and Industry di coprire incidenti nucleari occultando i veri costi dei problemi associati all’industria nucleare. Ha sostenuto che i parlamentari vivono un momento difficile nel seguire il messaggio degli Stati Uniti in materia di energia nucleare perché il METI raccoglie e sceglie quelle parti del messaggio che gli interessano. Ai parlamentari giunge la sola informazione filtrata dal METI e ha osservato che nel Parlamento vi sono burocrati professionisti che seguono solo i dettami del ministero.
Kono anche sollevato la questione delle scorie nucleari, commentando che il Giappone non aveva un piano permanente e quindi non c’è soluzione al problema dello stoccaggio. Ha citato l’attività sismica estesa del Giappone e l’abbondanza delle acque sotterranee e messo in discussione il fatto che forse non c’era veramente un posto sicuro per stoccare le scorie nella “terra dei vulcani”. Ha osservato che il sito di stoccaggio di Rokkasho era inteso solo come sito di permanenza temporanea per i rifiuti di alto livello. Il governo locale Rokkasho, ha detto, aveva accettato di ospitare temporaneamente i rifiuti a patto che poi fossero stati spostati di li. Ha detto di essere rimasto sorpreso sul fallimento del deposito di Yucca Mountain negli Stati Uniti.
Spiega Taro Kono che il programma di ritrattamento del Giappone era stato concepito come parte di un ciclo nucleare progettato per utilizzare combustibile ritrattato in reattori autofertilizzanti veloci (FBR). Tuttavia, questi reattori non sono stati impiegati con successo, e un prototipo di FBR a Monju è ancora off-line dopo un incidente nel 1995. Dopo di ciò la compagnia elettrica progettò di alimentare i reattori con il Mox. Ma fa notare Taro Kono il prezzo è risultato troppo elevato e i consumatori giapponesi lo hanno pagato inconsapevolmente sulle loro bollette elettriche.
Per rendere l’idea del potere che le compagnie elettriche esercitavano sulle scelte nucleari e sulla gestione economica dell’elettricità, racconta di quando una Tv giapponese aveva programmato con lui una serie di tre interviste sulle questioni nucleari. Riuscì a farne solo una le altre due furono cancellate poiché una società elettrica minacciò di ritirare la sua pubblicità dalla rete.
Kono prosegue nelle sue rivelazioni e spiega che sia il Ministero per l’economia e sia il Ministero dell’Industria sono di fatto ostaggio delle compagnie elettriche, tant’è che a proposito delle energie rinnovabili fu confezionata una legge apposita per sfavorirle. In pratica le compagnie elettriche potevano acquistare solo piccole quantità di energie rinnovabili e proseguire nel nucleare. Anzi, a Hokkaido ci sarebbe stata la possibilità di sfruttare consistentemente l’energia eolica a Hokkaido. Progetto annullato perché secondo l’azienda elettrica il Giappone non disporrebbe di sufficiente capacità di rete. Kono ha notato però che esiste la rete inutilizzata di Hokkaido e Honshu tenuta come riserva per le emergenze. Appunto si chiedeva come mai non era possibile aggiungere semplicemente alla rete di emergenza l’energia eolica.
