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Acqua

Legambiente: le Regioni regalano le acque minerali alle multinazionali della bottiglia (di plastica)


Nella giornata mondiale dell’acqua Legambiente con Altrocunsumo diffonde il suo dossier Acque minerali: la privatizzazione in Italia in cui emerge un quadro piuttosto sconfortante del business della minerale in bottiglia.

Innanzitutto l’Italia resta il Paese che di più in Europa consuma acqua in bottiglia e più spesso queste sono bottiglie di plastica: ne consumiamo 192 litri pro-capite e nel 2009 sono state imbottigliati 12,4miliardi di litri e l’80% è andato all’estero. Il doppio che nel resto della Ue. Il business è di 2,3 miliardi di euro, invariato rispetto al 2009 ma con tendenza alla crescita. Le tariffe di concessione pagate dalle aziende imbottigliatrici alle Regioni sono rimaste sostanzialmente le stesse. Infatti, le linee guida nazionali del 2006 prevedevano un adeguamento delle tariffe di concessione per tre fasce come ricorda il dossier:

da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.

Ma le amministrazioni regionali sono restie agli aumenti alle società di estrazione e imbottigliamento e spesso non arrivano neanche a coprire le spese di gestione per controlli e smaltimento delle bottiglie di plastica. Il business dell’acqua minerale in bottiglia è pesante anche dal puno di vista dell’impatto ambientale e non solo per lo sfruttamento delle fonti ma per l’utilizzo di 350mila tonnellate di PET, plastica per le bottiglie, ogni anno, ossia 700mila tonnellate di petrolio per 1 milione di tonnellate di CO2. E’ stato calcolato che solo il 78% delle bottiglie di plastica viene poi riciclato mentre il resto finisce negli inceneritori. Vogliamo parlare dell’impatto dei trasporti? Solo il 15% delle bottiglie viaggia su treno il resto viaggia su gomma. Ma alle Regioni evidentemente non interessa aumentare il canone neanche per ripagare i cittadini dell’inquinamento costante che subiscono mentre le aziende fanno affari d’oro. So che in molti stanno pensando che sarebbe più facile smettere di consumare acqua in bottiglia. Se ne siete capaci: tirate fuori delle buone idee su come convincere gli italiani.

La classifica delle Regioni più virtuose (dopo il salto), ossia che hanno adeguato quantomeno le tariffe dei canoni di concessione vede in testa Abruzzo e Lombardia, in coda Veneto e Puglia dove la normativa è addirittura peggiorata.

Ecco la classifica di Legambiente e Altraeconomia:

Tra le regioni bocciate perché prevedono i canoni di concessione solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi di acqua imbottigliata, ci sono Liguria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e la Provincia autonoma di Bolzano. Se in Molise a stabilire il canone è ancora il Regio Decreto del 1927, che fissa un importo di circa 10 euro per ogni ettaro dato in concessione, in Liguria dove la legge regionale del 1977 stabilisce che per ogni ettaro dato in concessione si pagano solo 5 euro. Emilia Romagna e Sardegna, invece, fanno pagare solo in base alla superficie della concessione, rispettivamente circa 19 e 37 euro per ettaro. La Puglia, invece, pur avendo approvato nel 2010 una nuova norma in materia che alza la tariffa di concessione, ha lasciato come criterio di pagamento dell’acqua solo un canone di superficie. Un caso a parte è infine quello della Provincia autonoma di Bolzano che determina il canone in base alle portate annue concesse con l’effetto di far pagare poco anche prelievi potenzialmente molto elevati. Tra le regioni “rimandate” perché prevedono canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, ci sono Piemonte, Basilicata e Campania.
Promosse con riserva per aver previsto il doppio canone sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo sono il Veneto, la Val d’Aosta, le Marche, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia, l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana. Tra queste il Veneto ha deciso di peggiorare la normativa con uno sconto incomprensibile, mentre la Lombardia ha approvato una nuova legge aumentando i canoni di concessione, anche se parzialmente. Tra regioni promosse perché hanno previsto i maggiori canoni per le concessioni sulle acque minerali, anche quest’anno c’è il Lazio, affiancato dall’Abruzzo che, con una nuova normativa, ha finalmente alzato i canoni, adeguandosi alle linee guida nazionali.

Via | Comunicato stampa
Foto | Flickr

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