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A Porto Torres nascerà il primo polo chimico verde d’Europa

La sfida è di quelle importanti: trasformare un’area che da anni sacrifica il proprio territorio in nome dell’industria e riqualificarla come sito di produzione a basso impatto ambientale. E’ il caso di Porto Torres in Sardegna, sede di un polo industriale che da qualche anno sta attraversando una grave crisi economica e i cui impianti nell’ultimo periodo sono finiti sotto l’occhio del ciclone per alcuni danni ambientali provocati dal riversamento a mare di ingenti quantità di olio combustibile.

La svolta però potrebbe davvero essere dietro l’angolo; la scorsa settimana si è infatti gettato il primo mattone per la trasformazione del sito nel primo polo produttivo di chimica verde in Europa. L’annuncio del nuovo progetto era stato già dato da Eni e Novamont agli inizi di febbraio, ora però sembra si stia dando l’input decisivo: sul piatto oltre 1,2 miliardi di euro di investimento in sei anni per la creazione di una filiera integrata per le bioplastiche biodegradabili che prevederà la nascita di sette nuovi impianti, un centro ricerche, la costruzione di una centrale termoelettrica da 40 MW che, almeno secondo gli intenti, utilizzerà biomasse locali.

Nel dettaglio il progetto prevede l’utilizzo di sostanze organiche oleoginose dalle quali, attraverso un processo particolare, si riuscirà ad estrarre olii biologici che poi consentiranno la realizzazione di prodotti biodegradabili come buste o pellicole di plastica per alimenti. I presupposti sembrano esserci tutti, lo stesso ministro del lavoro Sacconi ha lodato l’iniziativa definendola un evento di straordinaria rilevanza per l’alto contenuto tecnologico, per la filiera agroindustriale che vi è interessata e per il significativo impatto occupazionale.

Però proprio su quest’ultimo punto sono nate le prime diatribe: nella giornata di ieri infatti, durante un convegno di presentazione del piano industriale, un nutrito gruppo di lavoratori del Polo chimico di Porto Torres ha duramente criticato l’iniziativa considerandola poco attenta alla situazione precaria attuale dei lavoratori stessi. Siamo però agli inizi, al di là delle inevitabili critiche di questa fase, si tratta comunque di un’iniziativa da seguire con particolare attenzione.

Via | Polimerica.it
Foto | Flickr

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