Energia
Incentivi al fotovoltaico su base geografica? Il Governo dice no

Nei giorni scorsi si è appreso come nel Governo si stesse discutendo sulla norma delle perequazione del Conto Energia. Cos’è la perequazione? In sostanza si tratta di un particolare sistema di incentivi al fotovoltaico che tiene conto, oltre a tutti gli aspetti che conosciamo, anche dell’ubicazione geografica delle installazioni; in soldoni verrebbero elargite tariffe più alte per gli impianti che nasceranno al nord Italia.
Perché questa disparità? Il motivo tecnico (ci fidiamo che sia così) è da ricercarsi sul fatto che al nord vi sono ovviamente condizioni climatiche che svantaggiano chi produce energia da impianti fotovoltaici in quanto in queste zone tali impianti, a causa di un irraggiamento solare minore, producono meno energia; gli investitori impiegano quindi molti più anni per rientrare nell’investimento. Viceversa, dove vi è un irraggiamento solare maggiore, ossia al sud, si rientra prima nelle spese sostenute perché si produce di più. Le repliche non si sono fatte attendere; le associazioni di categoria infatti, a questi rumors, hanno prontamente protestato minacciando di aprire una battaglia con il Governo.
Tuttavia, quando proprio si stava temendo il peggio, è arrivata poche ore fa la smentita del sottosegretario allo Sviluppo Saglia che ha sottolineato come la perequazione sia una norma che non piace e che pertanto non verrà applicata; questo perché creerebbe non pochi squilibri al sistema del fotovoltaico. E come non dargli torto? Oltre all’acuirsi delle eterne diatribe politico-sociali nord e sud, avremmo dovuto sorbirci incentivi con premialità agli impianti che producono meno e all’inevitabile graduale disinteresse per gli investimenti nelle regioni del sud.
Certo, sappiamo tutti che gli incentivi inevitabilmente cesseranno di esiste col crescere della maturità tecnologica degli impianti e il tanto agognato adeguamento delle reti di trasmissione dell’elettricità, ma una norma del genere, qualora fosse passata, non avrebbe fatto altro che creare confusione e messo inutili paletti ad un settore già particolarmente incerto nei programmi di medio-lungo periodo. Certamente una regola del genere avrebbe avuto senso in un Paese dove vi sono delle marcate differenze di irraggiamento e l’Italia, per quanto non piccolissima e abbastanza lunga, non ha certo queste caratteristiche. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene; almeno così ci fanno sapere e davvero così speriamo sia.
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