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Record di efficienza per le nuove celle fotovoltaiche della Sharp

Sui tetti delle nostre case tarderemo a vederle (e chissà se mai le vedremo); nonostante ciò vorrei segnalarvi quest’importante novità. Il colosso giapponese Sharp, grazie al programma di ricerca e sviluppo promosso dal Japan’s New Energy and Industrial Technology Development Organization (NEDO), ha infatti messo a punto delle celle fotovoltaiche capaci di raggiungere un record di efficienza mai testato prima d’ora per una tecnologia di questo tipo. Il valore raggiunto è quello del 36,9%, che supera ampiamente il precedente risultato (sempre della stessa azienda) che si attestava al 35,9%. Ciò significa che questi prototipi sarebbero in grado di convertire in energia elettrica (nelle migliori condizioni) più di un terzo della radiazione solare incidente.

Il nuovo primato è stato raggiunto grazie a delle celle a tripla giunzione; si tratta di sistemi composti da tre strati: quello più in alto è fatto di fosfuro di indio e gallio, quello al centro di arseniuro di gallio e quello più in basso di arseniuro di indio e gallio, il tutto poggiato su uno strato di supporto di silicio. L’alta percentuale di conversione, apprendiamo dalle dichiarazioni dei responsabili dell’azienda giapponese, è stata ottenuta riducendo la resistenza delle aree di giunzione, necessarie a connettere i diversi strati in serie delle celle, e migliorando così il rendimento energetico delle celle stesse.

Le celle a tre strati Sharp sono infine molto sottili; il loro spessore è infatti di appena 12 micron. Gli intenti del progetto di ricerca erano quelli di raggiungere per l’anno 2011 il 35% di conversione: l’obiettivo è stato quindi ampiamente superato tant’è che ora si lavora per arrivare, per il 2020, al 40%. Nonostante tutte queste bello parole, l’invito è però quello di non fare troppi voli pindarici: insomma se qualcuno di voi sta già ipotizzando di sostituire i propri pannelli con quelli della Sharp, rimandi pure a tempi migliori l’idea. Motivo? Innanzitutto perché si tratta di tecnologie testate sinora soltanto su satelliti spaziali, ma anche (e soprattutto) perché una loro commercializzazione appare per il momento alquanto improbabile.

Infatti i materiali con cui sono fatte le celle della Sharp hanno il grave limite di essere, oltre che tossici e scarsamente reperibili, anche responsabili di una netta diminuzione dell’efficienza di conversione con il cielo nuvoloso che è sinonimo di scarsa presenza di radiazione incidente e invece di ottima disponibilità di luce diffusa. Tutto questo determinerebbe su scala commerciale degli altissimi costi di produzione che non giustificherebbero i risultati finali e soprattutto presupporrebbe la messa in moto di un attentissimo, nonché costosissimo, programma di smaltimento, cosa quest’ultima che creerebbe conflittualità con lo “status” di tecnologia pulita. Insomma, che la ricerca continui.

Via | Sharp.com
Foto | Flickr

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