Treni
Treni, da Nord a Sud Italia con l’alta velocità
Viaggi lampo da Nord a Sud Italia.

Nessun luogo è lontano. Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?
Ecco, per andare da Nord a Sud d’Italia e viceversa non ci rimane che affidarci all’alta velocità del nostro pensiero. La soppressione di 21 treni a lunga percorrenza operata da Trenitalia colpirà in particolar modo Calabria e Sicilia, isolandole ulteriormente dal resto del Paese. La filosofia spicciola di Richard David Bach non basta a consolarci per la perdita dei nostri treni a bassa velocità. Sporchi, angusti, maleodoranti e logorati dal tempo eppure ci mancheranno, eccome.
Erano di una lentezza estenuante e ogni dieci minuti te ne lamentavi con i tuoi compagni di carrozza, ma poi in quelle dieci-dodici ore di slow life forzata c’era sempre qualcuno che ti riassumeva la sua vita e quando scendevi ti sentivi diverso, come se ora ne sapessi un po’ di più sul tuo Paese e su chi lo attraversa ogni giorno, stipato in quei vagoni lenti e rumorosi.
C’è sempre qualcosa o qualcuno che ti spinge a partire ma chi sceglie i treni ha più tempo per pensarci su, per soffrire o gioire di una partenza, di un ritorno. A volte sui sedili logori e caldi ci trovavi i pensieri e la nostalgia di qualcun altro, abbandonati lì, tangibili e stanchi per il viaggio.
I treni regionali ce li lasceranno invece, stremati e vecchi, anche loro, come noi, lontani anni luce dalla pensione. Così come sono, senza riscaldamento e senza aria condizionata (o meglio ci sono ma sono sempre guasti), con le tende azzurrine grigie di polvere ed i ragnetti che ti tessono la tela sulla testa.
Per tornare a casa, persino se studiavi in Puglia e dovevi raggiungere la Calabria, ci impiegavi 6-7 ore. Tre cambi, rare coincidenze. Arrivavi a Sibari, ad un’ora da casa, e ti ritrovavi ad aspettare l’ennesimo treno, l’ultimo. Una, due ore lente, in una stazione fredda, grigia ed inospitale. Un’attesa desolante che a volte avevi la fortuna di condividere con qualcuno che d’inverno voleva provare il brivido di quest’avventura, quasi sempre qualcuno che non sopportava gli autobus come te.
D’estate c’era invece più gente, troppa, turisti perlopiù. Quando vedevano comparire il treno, una singola carrozza per decine e decine di persone, rimanevano sbigottiti. Dobbiamo salire tutti là sopra, chiedevano? Esatto, seduti sulle valigie nei corridoi, con il caldo soffocante e l’odore di sudore. Per i turisti tutto reso più sopportabile dalla vacanza ormai vicina. Tu tornavi a casa e ti facevi subito una doccia, per scrollarti di dosso l’odore del treno e di tutte quelle parole di estranei che ti erano rimaste appiccicate sulla pelle.
Continueremo così, a scegliere il treno sempre e comunque, laddove ci sarà ancora un treno, per quanto ferruginoso e stanco. Ci terremo i nostri ragnetti ed il nostro panino fatto in casa, la nostra vita, spessa ed un po’ polverosa come le tende di Trenitalia, mentre su alcune tratte banchettano con i menu di Vissani. Benvenuta mobilità sostenibile italiana!
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