Aerei
Ue, trasporto aereo: le aziende pagheranno per le emissioni di CO2
Dal 1°gennaio 2012 anche le compagnie aeree per i voli commerciali dovranno compensare le loro quote di emissione di CO2 con l’acquisto dei certificati ETS.

La Corte di Giustizia Europea ha stabilito ieri che rientrano nel Sistema di Scambio delle Emissioni europeo ETS anche le compagnie aeree del trasporto commerciale (le trovate qui); incluse quelle di Paesi extraeuropei che usano gli aeroporti dell’Unione per le partenze e gli arrivi dei loro veivoli. Sostanzialmente viene rispettato il principio cardine per cui: chi più inquina più paga.
Scrive il WWF:
La decisione presa oggi dalla più alta corte dell’UE conferma che l’innovativa legge europea per ridurre le emissioni dei voli internazionali è perfettamente compatibile con il diritto internazionale, non infrange la sovranità di altre nazioni e si distingue dagli oneri e tasse già soggetti alle limitazioni da parte di altri trattati” ha detto la coalizione internazionale di 6 gruppi ambientalisti composta dal WWF insieme a tre organizzazioni statunitensi (Center for Biological Diversity, Earthjustice, e Environmental Defense Fund) e gruppi europei (Aviation Environment Federation, Transport & Environment, e WWF-UK), che hanno preso parte al processo come parte a sostegno della difesa.
Ma perché si è arrivati alla sentenza della Corte di Giustizia Europea? Facciamo un passo indietro fino al 2003 quando nel sistema di scambio di quote di emissione non rientravano le compagnie aeree, incluse poi dalla Direttiva 2008/101 che impone dal 1° gennaio 2012 l’acquisto e la vendita delle Quote anche per le compagnie di Paesi terzi che transitano in partenza o arrivo in aeroporti europei.
La Direttiva è stata impugnata nel Regno Unito da diverse compagnie aeree statunitensi e canadesi perché come riporta AvioNews:
La direttiva violerebbe, da un lato, la convenzione di Chicago, il protocollo di Kyoto e l’accordo cosiddetto ‘Open skies’ –in particolare a motivo del fatto che essa imporrebbe una forma di imposta sui consumi di carburante– e, dall’altro, alcuni principi di diritto internazionale consuetudinario– per il fatto che essa tenderebbe ad applicare il sistema di quote di emissioni al di là della sfera di competenza territoriale dell’Unione.
Ebbene, secondo la Corte di Giustizia europea interrogata in merito dalla High Court of Justice of England and Wales del Regno Unito appunto tutti devono pagare per le emissioni di CO2. Detto ciò, le Compagnie aeree hanno obiettato che a fronte di maggiori oneri saranno costrette a sostenere un aumento del costo del servizio. In merito la Corte fa sapere:
Il costo concreto imposto all’operatore dipende, trattandosi di una misura fondata sul mercato, non già in modo diretto dal numero di quote che debbono essere restituite, bensì dal numero di quote inizialmente assegnate a tale operatore nonché dal prezzo delle stesse sul mercato qualora si renda necessaria l’acquisizione di quote supplementari per coprire le emissioni. Inoltre, è persino possibile che un operatore di aeromobili, pur avendo detenuto o consumato del carburante, non subisca alcun onere pecuniario derivante dalla sua partecipazione al suddetto sistema, o addirittura che egli realizzi un utile cedendo a titolo oneroso le proprie quote eccedentarie.
Via | AvioNews, Comunicato stampa WWF
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