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Capitali verdi europee 2014: è corsa a tre; fra queste nessuna città italiana

Il titolo di capitale verde europea del 2014 se lo contenderanno le città di Bristol, Copenaghen e Francoforte; questo il responso della Commissione Europea che, come ogni anno, ha lanciato il concorso per la città che più di tutte si è distinta per iniziative di sostenibilità ambientale. Le tre finaliste sono state scelte fra diciotto città candidate da una giuria di esperti indipendenti che ha valutato tutta una serie di indicatori, su tutti: il contributo locale ai cambiamenti climatici globali, il grado di efficienza del trasporto locale, l’uso sostenibile del suolo nelle aree verdi urbane, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, la produzione e gestione dei rifiuti, l’efficienza energetica in tutti i settori, ma anche parametri particolarmente innovativi quali gli investimenti in eco-innovazione e il grado di occupazione sostenibile.

Si attende ora di sapere quale fra questi centri urbani, il prossimo 29 giugno, arriverà alla vittoria finale che verrà decretata con una cerimonia a Vitoria-Gasteiz, in Spagna. Dall’istituzione del premio nel 2010 finora sono state quattro le città ad aggiudicarsi il titolo di capitale verde europea: Stoccolma nel 2010, Amburgo nel 2011, Vitoria-Gasteiz (Spagna) nel 2012 e Nantes per il 2013.

Fra le città italiane Torino era fra le candidate, ma i parametri riscontrati non sono stati considerati soddisfacenti. C’è comunque poco da stupirsi, dato che si tratta di manifestazioni dove generalmente le nostre amministrazioni, oltre ad essere particolarmente avulse, hanno ben poche cartucce da sparare. L’opinione comune è che con la crisi economica che sta investendo il Paese c’è ben poco da fare, vista la pochezza di soldi pubblici disponibili che rende difficile investire sull’efficientamento delle nostre città.

Su questa tesi però mi rimane qualche dubbio. Credo infatti che se davvero si iniziasse nei tavoli delle giunte comunali a considerare tematiche quali la mobilità cittadina, l’efficienza nella pubbliche amministrazioni, il consumo di energia nei diversi settori, l’uso di energia da fonti rinnovabili come azioni che rispondano più all’interesse della cittadinanza che non alle logiche di partito o degli interessi privati, forse si potrebbe davvero fare un passo in avanti trasformando l’estraneità di partecipazione del nostro Paese a questo tipo di cerimonie in una piacevole abitudine.

Utopia? Forse, ma la strada da perseguire è soltanto questa; o almeno lo è se non si vuole che si continui a considerare l’Italia come il fanalino di coda nelle azioni che contano.

Via | Rinnovabili.it

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