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Clima

Vecchie idee per superare la crisi ambientale e i cambiamenti climatici

Economia dell’idrogeno, cattura e stoccaggio della CO2 e alimentazione con le microalghe per qualcuno rappresnetano soluzioni tecnologicamente avanzate per uscire dall’impasse della crisi ambientale


Su Notre Planete il senatore a vita francese René Trégouët cavalca lo studio di un team di scienziati dell’Università di Harvard Global warming preceded by increasing carbon dioxide concentrations during the last deglaciation per ribadire alcune soluzioni, probabilmente vecchiotte ma ancora considerate nelle politiche economiche europee, che dovrebbero portarci fuori dalla crisi ambientale dei cambiamenti climatici. A leggerle la prima evidenza che salta è il costo: sono carissime e svantaggiose. Secondo Trégouët però al momento, perché i progressi tecnologici avanzano velocemente e dunque anche i costi saranno destinati a diminuire. La soluzione principale, meno costosa e più vantaggiosa per tutti, ossia un ridimensionamento dello sfruttamento delle risorse planetarie, però non è proprio preso in considerazione.

Comunque, lo studio di Harvard sostiene in maniera rigorosa il ruolo determinate della CO2 come causa maggiore del riscaldamento globale e conferma che il ritmo di riduzione che ci siamo assegnati resta insufficiente per contenere l’aumento della temperatura globale entro i due gradi tra il 2050 e il 2100. In sostanza viene richiesto di ridurre l’attuale volume di emissioni di Co2 pari a 35 miliardi di tonnellate a 10 miliardi di tonnellate. Il senatore Trégouët perciò individua tre soluzioni: idrogeno nucleare, cattura e stoccaggio della C02 e alimentazione a microalghe.

Nucleare e idrogeno. Nello specifico Uso massiccio del vettore idrogeno ottenuto grazie alla conversione delle centrali nucleari. Scrive Trégouët:

Un reattore nucleare da 1200 MW può in teoria produrre circa 140 milioni di metri cubi di idrogeno per anno. Si potrebbero immaginare degli adattamenti delle nostre attuali centrali nucleari per far si che possano usare una elettrolisi a bassa temperatura e economica.


Cattura e stoccaggio della CO2. Al momento però sembra che non sia sufficientemente conveniente poiché il costo della cO2 per tonnellata è sceso: questo mese in media 8 euro mentre i costi vivi si aggirano intorno ai 50 euro. Bisogna attendere tra il 2015 e il 2020 per capire se la tecnologia sarà sufficientemente economica e se l’Europa sovvenzionerà a botte di incentivi.

Una buona idea in merito sembra la stia sviluppando la Cina con il progetto Greengen. E’ una centrale elettrica da 250 MW alimentata a syngas miscela di monossido di carbonio e idrogeno. A medio termine, la Cina prevede inoltre di effettuare un altro impianto pilota che produrre elettricità con idrogeno e celle a combustibile. Per quanto riguarda la CO2 prodotta, verrà recuperata e utilizzata per scopi industriali. Infine, a lungo termine, nel 2020, la Cina vuole costruire una centrale elettrica ad alta potenza (400 MW), con un nuovo tipo di dispositivo che incorpora la cattura e sequestro della CO2 nel sottosuolo.

Microalghe contro la fame. Infine, veniamo all’alimentazione che sarà costituita da microalghe. La superficie agricola mondiale disponibile stagna a causa della pressione demografica e dell’urbanizzazione. I bisogni alimentari aumenteranno del 50% entro i prossimi 40 anni e le microalghe costituiranno una nuova fonte e potenzialmente immensa di proteine di eccellente qualità.

Foto | Flickr

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