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Inquinamento

Spazzolini compostabili: non è tutto verde quel che è sostenibile

Lavarsi i denti, operazione di igiene più che quotidiana. Ma uno spazzolino da denti non è riciclabile né compostabile. Come diminuire il proprio impatto ambientale, allora?


Lo spazzolino da denti è uno di quegli oggetti in plastica che risulta difficile da riciclare. Leggo su GreenProphet che negli Stati Uniti finiscono in discarica ogni anno 450milioni di spazzolini da denti. Ovvio che queste cifre cozzano con la necessità di ridurre questo devastante impatto ambientale: ma i denti ce li dobbiamo pur lavare! Ovviamente esistono molte soluzioni alternative e non di massa: dai bastoncini in radice di miswak all’argilla verde superventilata, che però non sempre possono interessare o piacere.

World Centric, commercializza lo spazzolino in Ingeo, ossia plastica derivata da vegetali compostabile. Tra l’altro ritira lo spazzolino usato e provvede all’invio in compostiera. Il prezzo è di 4,55 dollari Usa, diciamo in linea con il prezzo degli spazzolini medio alti. Soluzione a portata di mano ma non interessante per le multinazionali che producono spazzolini da denti? Forse le cose non stanno proprio così. Marco Pagani su Ecoalfabeta fa due conti sull’Ingeo, plastica vegetale e marchio di proprietà dell’americana Natureworks e analizza il LCA. Ebbene occorre 1kg di petrolio per ottenere 1k di bioplastica.

E allora per uscire dall’impasse è necessario che il design industriale rivoluzioni il proprio sistema di impatto ambientale, progettando dalla culla alla culla, magari sotto la pressione dei consumatori critici. Nel frattempo noi consumatori possiamo provare a alternare lo spazzolino da denti a sistemi di lavaggio naturali, ma è solo un pallido tentativo, questa volta è l’industria a doverci venire incontro.

Foto | Flickr

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