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Fotovoltaico ai frutti di bosco


Un sacco di lettori (Larry,Vicia bastarda (che è una pianta, non un insulto!)…) mi segnalano i pannelli fotovoltaici ai frutti di bosco.

Questi pannelli sono costituiti da uno strato di pigmento fotosensibile ottenuto dai mirtilli, l’antocianina, confinato da due strati di vetro o plastica trasparente e flessibile. Il pigmento viene messo in intimo contatto con un elettrodo composto da nanoparticelle di ossido di titanio. L’uso delle nanoparticelle serve per aumentare superficie di contatto atte a raccogliere la carica elettrica. L’esposizione all’aria deteriora il pigmento, la sigillatura della cella è fondamentale.

I pannelli organici non utilizzano silicio (che ha uno zaino ecologico maggiore dei mirtilli), costano meno della metà ma durano e rendono anche meno di quelli tradizionali. In laboratorio, un pannello organico rende il 4% ed uno misto (mirtilli e altro) arriva al 10% mentre la resa del silicio è del 15%. Le possibilità però ci sono, tanto che aziende come Konarka Technologies, DyeSol, Aisin Seki, Hitachi, e Sharp stanno investendo in ricerca in questo settore e alcuni ricercatori dell’università romana di Tor Vergata si stanno occupando del loro sviluppo.

Il progetto di ricerca si chiama freenergy ispirandosi ai concetti di energia libera e di energia gratuita, ma si pensa di brevettare lo stesso la tecnologia. L’assessore all’ambiente della Regione Lazio Angelo Bonelli aveva progetti chiari, questa primavera: ”Dobbiamo sostenere finanziariamente queste ricerche e arrivare quanto prima alla messa a punto di un brevetto, non possiamo più consentire che i nostri cervelli siano mandati all’estero”.

Nel gruppo di ricerca sono presenti, oltre agli ingegneri, alcuni architetti per inserire meglio i pannelli nel paesaggio e nelle strutture edilizie. La prima costruzione di un impianto sperimentale di pannelli solari ai frutti di bosco sarà nell’isola di Ventotene.

» Fotovoltaico al mirtillo su Repubblica

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