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Palle di alghe?

Vi siete mai chiesti cosa sono quelle strane “palle” marroni che ritroviamo sulle nostre spiagge? (No, non si tratta di escrementi di pesci.) Oppure cosa sono quelle alghe (!) dalle foglie lunghe e strette che i bagnini sono costretti a raccogliere e a farle sparire dalla spiaggia?
Ebbene, queste ultime sono foglie staccate o strappate dal fondo del mare, mentre le prime sono formate da queste foglie, sminuzzate ed aggregate dal moto ondoso e poi spiaggiate: entrambe sono resti di Posidonia oceanica (L.) Delile (dal nome dello studioso Delile).
Ma che cos’è in realtà la Posidonia oceanica ?
La P.oceanica non è, come tanti pensano, un’alga ma una vera e propria pianta endemica (cioè tipica) del Mediterraneo e proprio come le piante terrestri ha radici, fusto (o rizoma) e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro. La P. oceanica ha un ciclo stagionale con fiori in autunno e frutti in primavera chiamati ‘olive di mare’, in realtà la fioritura avviene solo ogni 10 anni mentre è più frequente la riproduzione asessuata, per stolonizzazione (per allungamento) dei rizomi della pianta, da cui si formano direttamente nuove pianticelle.
Come le piante terrestri, anche la P. oceanica deve difendersi dai suoi predatori, e lo fa producendo acido cicorico: questo espediente fa sì che solo pochi animali, come il riccio Paracentrotus lividus o i pesci Idotea baltica basteri e la Salpa, la trovino appetibile.
Le radici possono crescere in orizzontale e in verticale: le prime servono ad ancorare la pianta al substrato grazie alle radici, mentre le seconde servono a contrastare l’insabbiamento dovuto alla continua sedimentazione del fondale; in questo modo si formano strutture particolari a terrazza (matte) costituite dall’intreccio dei rizomi rimasti sepolti dal sedimento intrappolato e compattato.
Essendo una pianta, la P. oceanica necessita di luce per vivere, è quindi situata tra i 0 e i 40 metri di profondità ma può trovarsi anche fino a 80 metri in acque particolarmente limpide; inoltre non la troverete mai alle foci dei fiumi o nelle lagune poiché non sopporta variazioni troppo intense di salinità.
Dopo questa barbosa spiegazione vi chiederete,”Cosa avrà mai di cosi importante questa pianta?”
Ve lo dico subito!
Negli ecosistemi costieri la Posidonia è fondamentale perché:
- grazie alle foglie libera in media 14 litri di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria;
- produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità, creando fonti di nutrimento dove non ci sono;
- fornisce un riparo per molte specie marine, a partire dagli organismi che vivono attaccati alle sue foglie (comunità epifite ed epizoe);
- ha la capacità di fissare i fondali impedendo l’asporto dei depositi sabbiosi trattenuti nelle matte;
- è un efficace indicatore dello stato di salute dei litorali;
- protegge la costa dall’erosione sia grazie alle sue lunghe foglie che riducono l’idrodinamismo, sia alle “banquettes” lo strato, a volte spesso più di un metro, di foglie morte accumulate sulla riva che proteggono la spiaggia dall’asporto di sabbia.
Nonostante la sua grande importanza, la P. oceanica è una specie a rischio, vuoi perché per la formazione di nuova prateria sono necessari decenni, vuoi perché la pesca a strascico, il continuo raschiamento delle ancore sul fondale, i dragaggi, e l’inquinamento più in generale, la stanno decimando sempre più e la riprova l’abbiamo dal progressivo arretramento delle coste sabbiose.
Per tutto questo si è cercato negli anni di sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi affinché siano attuate misure di salvaguardia per la sua tutela in tutto il Mediterraneo: da circa 20 anni viene sottoposta a studi di ogni genere.
In passato era usata come isolante per tetti, lettiera per bestiame e per imballare materiali fragili, oggi si sta valutando la possibilità di utilizzarla per produrre biogas.
L’argomento Posidonia oceanica è fin troppo vasto per un solo post quindi per ulteriori approfondimenti non avete altro che da chiedere.
» Le praterie a Posidonia oceanica: una risorsa per il Mediterraneo
» La Posidonia su Islepark
» Posidonia oceanica come bioindicatore per elementi in tracce
