Agricoltura
Impianto Biogas alle porte di Roma, il “No” dei Comitati
Zero Waste contro il progetto biogas a Maccarese: uno specchio per allodole

Nel giugno del 2011 a Maccarese, lungo il litorale laziale a due passi da Roma, è stato inaugurato il primo impianto biogas del centrosud, che dovrebbe gestire la frazione organica di rifiuti dell’intera Capitale; alla cerimonia era presente anche il presidente della Regione Lazio Renata Polverini che, proprio in quell’occasione, ne aveva promesso un altro.
Oggi quella promessa sembrerebbe concretizzarsi: come anche confermato dal Comune di Fiumicino (che starebbe avallando il progetto) l’ipotesi è quella di costruire un secondo megaimpianto di biogas, che verrebbe gestito da Ama (la municipalizzata di Roma che si occupa della raccolta dei rifiuti), con annessa centrale di generazione energia elettrica.
Secondo il progetto l’impianto dovrebbe trattare la Forsu (la frazione organica di rifiuti) per produrre biogas ed elettricità pulita.
Il Comitato Rifiuti Zero di Fiumicino ha immediatamente decretato il suo chiaro “no” al nuovo impianto di Maccarese, esprimendo alcune perplessità legate in primo luogo proprio alla Forsu:
nella città di Roma ancora oggi non esiste una raccolta differenziata porta a porta decente e che possa garantire un buon livello qualitativo dell’organico.
e, di conseguenza, l’impianto di Maccarese non sarebbe un vero impianto di compostaggio e produzione biogas, ma uno specchio per allodole:
I biodigestori sono impianti sporchi da cui si rricava metano di scarsa qualità e digestato che altro non è che una poltiglia assolutamente non utilizzabile in agricoltura. Non sono impianti a impatto zero come tenteranno di farci credere. Abbiamo lottato contro la discarica e l’inceneritore a Pizzo del Prete per ritrovarci una centrale a biogas da 100.000 tonnellate l’anno a Maccarese.
Effettivamente il livello di differenziata a Roma è assolutamente scadente e si attesta attorno al 24%; sono pochi i quartieri “esperimento” del porta a porta, mentre nel resto della città si continua a buttare tutto nei tre “secchioni” più vicini, una modalità che per gli standard odierni è proprio da età della pietra.
L’osservazione del Comitato è assolutamente corretta, così come comprensibile il timore di trovarsi un gassificatore in casa (alla fine di questo si tratterebbe): il piano rifiuti di Ama, che prevede un aumento graduale della differenziata con tempistiche assolutamente troppo comode per lo stato in cui versa il problema rifiuti a Roma, è considerato solo un deterrente per la costruzione di nuove discariche.
Inoltre gli impianti di produzione biogas usufruiscono di finanziamenti pubblici tramite i Certificati Verdi, che consentono profitti alti grazie ai prezzi speciali che il gestore della rete elettrica paga per ogni Kw di energia “pulita” immessa in rete: oltre alla cedibilità di tali certificati (che consentono quindi di certificare come rinnovabile anche quando questa proviene da combustibili fossili) in questo caso il metano prodotto sarebbe di scarsa qualità per via dei rifiuti romani. Un investimento che dovrebbe prevedere qualche accortezza ulteriore.
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