Acqua
Inquinamento Lambro, il Wwf chiede i danni
200mila euro per i danni al fiume Lambro, Wwf e Regione Lombardia parti civili a processo

Quando, due anni e mezzo fa, il fiume Lambro fu teatro di uno scempio ambientale a causa del riversamento nelle sue acque di 15mila litri di gasolio, erano già piuttosto chiare le cause dolose di quell’evento.
Ieri si è tenuta l’udienza preliminare del processo di Monza che vede imputate sei persone, tra cui Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, amministratori della società Lombardia Petroli; come spiegato dal Wwf i fatti contestati sono gravissimi:
Gli imputati hanno intenzionalmente svuotato i propri serbatoi di idrocarrburi sui piazzali della ditta e intenzionalmente li hanno diretti verso i collettori con recapito finale nel fiume Lambro, sperando così di nascondere una colossale evasione fiscale.
Per questo motivo l’associazione ambientalista si è costituita, con la Regione Lombardia, parte civile al processo, chiedendo un risarcimento di 200mila euro da destinare a progetti anti-inquinamento; e, mentre il Comune di Monza sta ancora meditando sul da farsi, un’altra quindicina di associazioni ha presentato la richiesta di costituzione di parte civile.
Gli effetti di quello sversamento sono chiari in un passaggio dell’atto di costituzione redatto dal Wwf:
L’intera asta del fiume Lambro e buona parte del fiume Po (per quanto concerne il territorio regionale lombardo) ha subito il più grave inquinamento a memoria d’uomo
Secondo le indagini le accise evase sui carburanti della Lombardia Petroli ammontano a circa 5 milioni d’euro: per questo motivo la società Lombardia Petroli aveva deciso di abbassare il livello di olio combustibile ancora presente per avvicinarlo a quello risultante nella contabilità ufficiale sversandolo nel fiume Lambro, anche se la difesa sostiene di non avere alcuna responsabilità in tal senso.
Una responsabilità perpetrata, secondo il Wwf, anche durante le operazioni di soccorso e di intervento: i titolari, fingendo di coordinare i soccorsi, avrebbero dato ordine agli operai di versare acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno, al fine di “allungare” il prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi.
