Inquinamento
CO2 e attacchi di panico

Una concentrazione superiore alla norma di CO2 potrebbe scatenare, in persone particolarmente sensibili, attacchi di panico.
Un attacco di panico si manifesta con palpitazioni, sudore freddo, brividi, senso di soffocamento, offuscamento della vista e percezione distorta della realtà. Alla fine, il sentimento più forte e’ un improvviso e impellente bisogno di scappare.
Il prof Rosario Sorrentino, direttore dell’IRCAP (Istituto Ricerca e Cura Attacchi di Panico) della clinica San Pio XI di Roma, ha notato che gli attacchi si verificano con maggior frequenza in alcuni luoghi e ha “mappato” le zone pericolose di Roma: vagoni e sottopassaggi della metropolitana, autobus stracolmi di gente, treni ingolfati di pendolari nelle ore di punta, aule scolastiche particolarmente affollate, uffici pubblici e privati non ventilati, pub e pizzerie nei giorni caldi del weekend e discoteche molto frequentate.
Le norme dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) per gli ambienti chiusi prevedono una concentrazione massima di anidride carbonica di 1000 parti per milione in locali particolarmente affollati e con ventilazione insufficiente, questi limiti vengono superati.
L’alta concentrazione di CO2 viene registrata da alcuni chemiorecettori, che inviano un segnale all’amigdala, da cui si scatena il panico. Ci vuole una predisposizione genetica per reagire in questo modo alla CO2, e pare che l’essere donne manager peggiori la situazione.
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