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Editoria

L’economia spiegata con una T-shirt

Il cotone viene coltivato in Texas, protetto da generazioni di coltivatori di cotone che hanno piegato la politica interna ed estera degli USA ai loro voleri. Poi viene tessuto e cucito in Cina, da ragazze felici di aver conquistato turni massacranti in fabbrica e di essersi lasciate alle spalle l’avvilente lavoro delle campagne.

Poi viene esportato in tutto il mondo in cui la Cina cerca di esportare i suoi prodotti a basso costo, in competizione con tantissimi altri produttori a basso costo che litigano per spartirsi politicamente il mercato delle quote di importazione (volute dai tessitori statunitensi a protezione del loro business). La T-shirt entra di nuovo negli USA, dove viene indossata per una breve stagione e poi gettata in discarica o regalata in beneficenza.

Negli USA non ci sono abbastanza poveri per indossare tutti gli abiti dismessi e quindi la maglietta riattraversa l’oceano, dove viene di nuovo venduta e indossata da uomini che ricevono vestiti di taglia USA, generalmente troppo larga per gli africani, e che ricevono grandi quantità di abiti femminili perché le donne USA comprano più vestiti degli uomini. Le donne africane sono troppo orgogliose per vestirsi in massa con abiti occidentali di seconda mano.

Seguendo la vita di un singolo oggetto, in questo libro vengono affrontati i tempi dei mercati, delle nuove forme di protezionismo, dei colli di bottiglia che hanno innescato piccole rivoluzioni, dell’influenza della politica sulle produzioni economiche.

Pietra Rivoli, autrice di “i viaggi di una T-shirt nell’economia globale” insegna alla McDonough School of Business della Georgetown University. In una intervista ha dichiarato di non aver voluto scrivere contro o a favore della globalizzazione, ma di aver voluto raccontare che cosa ci sia di buono e che cosa di migliorabile nella globalizzazione così come e’ avvenuta.
Il libro e’ stato pubblicato da Apogeo (e in questo momento e’ anche in vendita scontato).
A me e’ piaciuto in particolar modo il capitolo in cui si descrive il tentativo legale di costringere gli inglesi ad indossare la lana (prodotto locale) invece del cotone (di importazione), nonostante le preferenze del pubblico per il cotone, più leggero d’estate, meno “pizzicante” sulla pelle. Alla fine obbligarono la gente a seppellire i morti con soli abiti di lana.

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