Carburanti
Dario Fo: l’apocalisse rimandata ovvero il futuro senza petrolio

Chi si ricorda del black-out del 28 settembre 2003? Di quella incredibile sensazione di incertezza e smarrimento di fronte al silenzio di tutti i nostri elettrodomestici? Auto? Tram?Bus? Di quella profonda sensazione di impotenza nel vedere le strade vuote e di non sentire più alcun rumore che avesse a che fare con la città? Qualcosa di simile la immagina Dario Fo nel suo libro L’apocalisse rimandata (ed. Guanda – euro 15,00) in cui inizia a descrivere, come nella migliore tradizione dei futurologi, la mattina in cui non ci sarà neanche più una goccia di petrolio:
Un bel mattino, a Milano, a Roma, o in qualsiasi altra città del mondo, le lampadine non si accendono, il frigorifero è spento, niente caffè al bar, niente benzina alle pompe. In un batter d’occhio crollano banche e assicurazioni, il denaro non vale più. Il panettiere con forno a legna è preso d’assalto, tornano in auge le biciclette e l’energia prodotta dal sole, dal vento e dai combustibili vegetali finalmente si afferma. Le guerre del petrolio non hanno più ragione di esistere. I potenti di turno rimangono intrappolati nelle loro ville superprotette e superaccessoriate, mentre i politici e i religiosi paludati smettono di fare chiacchiere inutili e razzolano insieme agli altri affamati. Le città si svuotano e si riempiono di nuovo le campagne.
Nella visione di Fo quello sarà il momento del riscatto dei paesi del Sud del mondo ricchi della nuova energia: quella solare. E allora punteranno pannelli solari da mettere sui tetti delle auto, mulini per catturare l’energia del vento e noi, occidentali saremo i nuovi emigranti verso l’Africa, l’India, il Sud America e finiremo per fare i “vu cumprà”.
