Clima
Lo zolfo in atmosfera: nuova arma contro i cambiamenti climatici?

Qualche anno fa su Ecoblog parlammo di un’idea tanto intrigante quanto di difficile applicazione. Mi sto riferendo alla proposta lanciata dal premio Nobel per la chimica Paul Crutzen secondo cui mandare in atmosfera dello zolfo potrebbe ridimensionare il problema del riscaldamento globale. L’idea, per certi versi particolarmente bizzarra, fu lanciata nel 2006 e continua ad essere tenuta in considerazione dallo stesso ideatore come da una buona parte di esperti.
La proposta, per chi non ne avesse mai sentito parlare, si basa su un principio secondo cui lo zolfo immesso nell’aria sarebbe capace, assorbendo una parte dei raggi solari, di far abbassare la temperatura media della Terra. L’operazione di rilascio dello zolfo, secondo Crutzen, dovrebbe avvenire nella stratosfera, in una fascia tra i 10 e i 50 km di altitudine, in cui almeno un milione di tonnellate di zolfo dovrebbero essere portati da una serie di palloni lanciati dalla zona dei Tropici.
Una volta raggiunta la quota desiderata, il materiale verrebbe bruciato in modo da ottenere biossido di zolfo, il quale poi si convertirebbe in particelle di solfato infinitesimali capaci appunto di determinare un abbassamento della temperatura globale di circa un grado. Quest’operazione, per avere la sua efficacia, dovrebbe essere ripetuta a cadenza biennale.
Nonostante siano passati quasi tre anni da quando venne lanciata l’idea, vi sono tanti ricercatori che continuano ad essere pienamente convinti della sua efficacia. Addirittura nel corso di questi anni sono state fatte delle considerazioni di natura tecnica ed economica e ne sarebbe venuto fuori come i maggiori ostacoli siano fondamentalmente due: il costo elevatissimo (che si aggirerebbe attorno ai 14 miliardi di euro) e la necessità di utilizzare una quantità di palloni stratosferici estremamente alta (30 mila).
A queste difficoltà si aggiungono tutta una serie di problemi globali che ne potrebbero derivare. I detrattori indicano che una sua applicazione altererebbe alcuni fenomeni quali la riduzione del livello di ozono nell’atmosfera, così come potrebbe determinarne problemi quali le piogge acide o l’alterazione dei monsoni. L’idea al momento su scala globale appare irrealizzabile, tuttavia c’è chi sta pensando di proporla a limitate aree, come per esempio la calotta artica, in modo da studiarne gli effetti in dettaglio.
Al momento la proposta continua ad accendere dibattiti fra gli esperti e generare diverse opinioni ma nulla più, però chissà che in un futuro non tanto prossimo, stando agli scenari poco incoraggianti che ci vengono indicati dagli esperti del riscaldamento globale, certe idee bizzarre non diventino qualcosa di più concreto.
Via | Corriere.it
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