Inquinamento
Stop al consumo di territorio

L’Italia è un paese bellissimo, ma è malato di tumore. Un cancro che ad un ritmo superiore ai 200.000 ettari all’anno – solo negli ultimi 15 anni sono stati cementificati 3 milioni di ettari – sta consumando il territorio.
Un consumo sproporzionato che rischia di compromettere in modo irreversibile la natura – la terra e l’acqua non sono risorse infinite – ed il patrimonio artistico italiano. Fertili pianure, armoniose curve collinari, coste uniche rischiano di confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto. Un enorme spreco, fatto di decine migliaia di capannoni vuoti e case sfitte.
Per questo è nato – da poco – il movimento di opinione “Stop al consumo di territorio”. Per avviare una mobilitazione sul tema ha presentato un manifesto da sottoscrivere, con cui si chiede di bloccare “il consumo di suolo”, e che “si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate”, richiedendo “una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni, in attesa che ciascun Comune faccia una precisa mappatura di case sfitte e capannoni vuoti”.
Ma l’obiettivo finale è quello di creare una sola piattaforma nazionale – per fare opinione – dove si confrontino gli esponenti delle diverse battaglie locali – i piani urbanistici sono di competenza dei comuni.
La piattaforma potrebbe diventare anche un’occasione di scambio di buone pratiche. Prendiamo l’esempio di Cassinetta di Lugagnano – in provincia di Milano, (che ha tra l’altro una propria pagina su facebook ). E’ la prima città italiano con un Piano Regolatore a crescita zero. Ovviamente si tratta di rinunciare agli oneri di urbanizzazione – a Cassinetta si trattava di 100.000 euro su un bilancio totale di 2 milioni -, che è necessario compensare con capacità progettuali, ricerca di sponsor, o aumenti nelle tasse locali.
Via | Stop al consumo di territorio, Vimeo, Modusvivendi.it
Foto |Flickr
