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Animali

La memoria da elefante? È scientificamente provata

Secondo uno studio pubblicato da Proceedings of the Royal Society B gli elefanti sono in grado di ricordare la localizzazione dei luoghi da cui dipende la loro sopravvivenza

Che gli elefanti avessero una memoria eccezionale lo si sa da molto tempo, tanto che la conoscenza è stata travasato nel senso comune, divenendo proverbiale. Ora arriva una ricerca a confermare scientificamente l’attendibilità. Uno studio pubblicato recentemente su Proceedings of the Royal Society B ha raccolto i dati provenienti da un monitoraggio compiuto sui movimenti dei pachidermi nella savana africana e ha scoperto come gli elefanti scelgano sempre la strada più breve per raggiungere le pozze d’acqua nelle quali abbeverarsi.

La ricerca è il frutto della collaborazione fra studiosi della Colorado State University e dell’Etosha Ecological Institute (EEI) e dimostra come questi mammiferi sappiano sfruttare al meglio le proprie capacità cognitive spaziali.

Il periodo di osservazione è durato due anni, al termine del quale gli studiosi hanno concluso che gli elefanti riescono a raggiungere le pozze d’acqua con relativa facilità ed in tempi rapidi. Secondo i ricercatori nel 90% delle volte, gli elefanti del Parco nazionale di Etosha (Namibia) dove è stato condotto lo studio, si sono diretti verso la fonte di acqua più vicina anche se distante decine di chilometri. Uno degli elementi determinanti dello studio è stata l’analisi del momento in cui gli elefanti cambiavano direzione: i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sul momento in cui i pachidermi cambiavano direzione o velocità, questo per escludere che le deviazioni fossero indotte da indizi come la vista, l’odore dell’acqua o i rumori provocati dagli animali nelle pozze e non dal semplice ricordo di una “pista” già percorsa. Una volta che i ricercatori hanno appurato che gli elefanti cambiavano direzione tra i 4,5 e i 50 km si è potuto stabilire che le distanze erano troppo grandi perché fossero i sensi a far scegliere l’itinerario più breve.

Via | Proceedings of the Royal Society B

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