Da questa mattina è riunita in Camera di Consiglio la Corte Costituzionale, che dovrà valutare l’ammissibilità dei due conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato sollevati sul caso Ilva e presentati dalla procura di Taranto contro il governo.
Il primo conflitto, lo ricordiamo, riguarda il decreto legge cosiddetto “salva-Ilva” mentre il secondo la relativa legge di conversione del decreto: in questa prima fase la Corte dovrà valutare unicamente se il ricorso ha i requisiti per passare alla fase di merito, se cioè le parti in causa siano qualificabili come poteri dello Stato e se la materia del conflitto è fondata.
Il giudice per le indagini preliminari di Taranto non ha invece dato seguito a un altro provvedimento governativo, che imponeva il dissequestro di merci finite e semilavorate bloccate sulle banchine del porto dalla magistratura nell’ambito di un’altra inchiesta, per corruzione, collegata alla prima.
E’ stata la procura di Taranto tuttavia, proprio ieri, a richiedere formalmente al gip Patrizia Todisco di autorizzare la vendita dell’acciaio sotto sequestro, visto che il blocco (come sostenuto sia da Ilva che dal Ministero dell’Ambiente) rischia di rovinare completamente lo stato patrimoniale e l’attività industriale del colosso siderurgico tarantino.
Si tratta, lo ricordiamo, di circa 1800 tonnellate di acciaio: la vendita permetterebbe un ricavo di 800 milioni di euro cifra che, secondo la magistratura, potrebbe essere sequestrata al posto delle merci.
Sia la decisione della Corte che l’eventuale vendita dei prodotti sono due punti cardine per uno sblocco della vicenda Ilva: nei piani dell’azienda e del governo, se tutto andasse come si spera, gli obiettivi dichiarati sono di mantenere la produzione per pagare, con i ricavi, stipendi, bonifiche ed ammodernamenti degli impianti, scongiurando quel blocco produttivo che metterebbe in ginocchio l’economia della città di Taranto e della Regione Puglia, escludendo l’Italia da un settore, quello dell’acciaio, fortemente produttivo in termini economici ed occupazionali.
Il 5 marzo prossimo, a Londra, si discuterà sull’estradizione di Fabio Riva, sfuggito all’arresto del 26 novembre scorso e bloccato nella capitale inglese dal mandato di cattura europeo spiccato a suo carico.
Via | Reuters
Foto | Crimeblog
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