I militari della Guardia di Finanza di Milano e Taranto stanno eseguendo in questo momento un sequestro di beni immobili e disponibilità economiche, per un valore totale stimato in 8,1 miliardi di euro, nei confronti della famiglia Riva.
Aggiornamento ore 14:00 – Il procuratore Franco Sebastio, nella conferenza stampa tenutasi poco fa, ha dichiarato:
Il sequestro riguarda solo in merito ai beni della società Riva Fire. Abbiamo tenuto conto della legge 231 (legge salva Ilva, ndr), e dunque il sequestro non colpisce i beni dell’Ilva. E questo provvedimento non intacca la produzione dello stabilimento. La ratio del sequestro è quella di bloccare le somme sottratte agli investimenti per abbattere l’impatto ambientale della fabbrica. […] La produzione non si tocca: si tratta di un sequestro preventivo per equivalente sulla base della legge 231 del 2001 sulla responsabilità giuridica delle imprese.
Queste, in sintesi, le parole di Sebastio.
I sequestri della GdF riguardano sia il colosso siderurgico Ilva Spa che la società Rivafire Spa (Finanziaria Industriale Riva Emilio, proprietaria di circa l’87% di Ilva): il provvedimento è stato disposto dal tribunale di Taranto.
Dopo il maxisequestro della procura di Milano di tre giorni fa, sulla base di ipotesi di reati fiscali e patrimoniali, questa volta il sequestro, firmato dal gip Patrizia Todisco, segue le accuse ipotizzate dai magistrati di Taranto: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi.
Si tratta di uno dei più imponenti sequestri mai realizzati in Italia.
L’operazione di questa mattina è messa in atto dalla Finanza, che sta operando in base alla legge 231 del 2001 che disciplina la responsabilitá giuridica di impresa e che riguarda anche i reati ambientali. Per questo motivo, proprio in base alla legge 231, non sono a rischio le attività del siderurgico e i posti di lavoro.
Il provvedimento di sequestro è “per equivalente”, legato alla quantificazione dei danni ambientali prodotti dall’Ilva alla città di Taranto, elaborata dai custodi giudiziari degli impianti dell’area a caldo del siderurgico tarantino sotto sequestro dal 26 luglio 2012.
Così l’avvocato di Emilio Riva al Corriere della Sera dopo il sequestro di tre giorni fa:
È evidente che la magistratura ha un’attenzione davvero particolare per tutto quello che riguarda lo stabilimento di Taranto e i suoi proprietari. Emilio Riva è in condizioni di salute estremamente precarie e temo che questa serie di provvedimenti metta in discussione la sua resistenza fisica. Sono molto preoccupato per lui che, non dimentichiamolo, è credo l’unico caso in Italia: a 87 anni è ai domiciliari da luglio dell’anno scorso.
Nelle prossime ore è attesa una conferenza stampa del procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio.
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