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Il rapido declino della produzione dei pozzi tra le cause della bolla del shale gas

“Shale gas” (1) sembra la nuova parola magica che vorrebbe evocare una nuova era di abbondanza nell’energia fossile negli USA.

Se ben compreso, il grafico qui sopra dovrebbe raffreddare gli entusiasmi dei filo-fossili. La produzione dei pozzi (ad esempio quelli della formazione Marcellus in Pennsylvania) declina rapidamente al punto che la vita attiva di un pozzo è solo di otto anni e il 60%  della produzione si concentra nei primi tre anni.

Questo significa che per mantenere costante la produzione bisogna continuare a trivellare il terreno; per accrescere la produzione bisogna fare aumentare ancora più rapidamente il numero di trivelle, di pozzi produttivi, di tubature di collegamento, di strade e di mezzi meccanici. I costi crescono (2) fino a un punto tale per cui la produzione non è più sostenibile e crolla.

Prima ancora di raggiungere questo punto, potrebbe essere la protesta civile delle popolazioni locali a fermare la mano delle aziende fossili per i danni causati dal fracking all’ambiente: inquinamento della falda, terremoti e devastazione del paesaggio.

Negli ultimi 5 anni la produzione di gas convenzionale è calata di 145 Mtoe (dati EIA) mentre la produzione di shale gas è passata da 0 a 216 Mtoe.

Il copione segue esattamente quanto è previsto dalla teoria del picco del petrolio: prima si sfruttano i giacimenti di migliore qualità fino a che non calano, poi quelli di minore valore, che però caleranno assai più in fretta.

Insomma, noi vi abbiamo avvisato; fatevi trovare pronti prima che scoppi la bolla.

(1) In italiano è detto gas di scisto o gas da argille, ma per chi deve vendere questa idea sul mercato è naturalmente più cool chiamarlo shale gas.

(2) I costi di trivellazione del gas negli USA per singolo pozzo sono quadruplicati tra il 2002 e il 2007

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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