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Il Giappone cerca il metano offshore: i rischi per l’ambiente

Il Giappone, dopo l’incidente nucleare di Fukushima, ha dovuto fermare gran parte delle sue centrali e si è quindi visto costretto a cercare altrove le fonti energetiche, nonostante il suo fabbisogno dipenda per il 95% dall’estero. Per questo il ministero dell’Industria ha dato il via a un costoso progetto di indagini al largo delle coste nipponiche per quantificare il livello di energia che si nasconde nel mare del Giappone.

Lo scopo dei ricercatori è produrre gas dagli idrati di metano, e alcuni mesi fa era stato annunciato il primo esperimento a livello mondiale, proprio da parte dei giapponesi. Ma se finora nessuno ci aveva provato c’è un motivo: gli idrati, o clarati, di metano sono depositi che risiedono nelle profondità sottomarine o sotto i ghiacci, e custodiscono enormi quantità di metano. Gli idrati sono la “bestia nera” dei climatologi perché, se rilasciati in maniera incontrollata nell’ambiente, causano un surriscaldamento da effetto serra. È proprio per questo, oltre che per i costi proibitivi, che finora nessuno si era azzardato a fare ricerche del genere.

Le prime ricerche portate avanti dai giapponesi hanno però stimato che, solo nelle acque territoriali nipponiche, risiedono quantità di idrati tali da soddisfare il bisogno di gas dell’arcipelago per un decennio. Se a questo si aggiunge l’annuncio dell’estrazione di gas metano dagli idrati, è chiaro che il Giappone ha trovato il modo per sostituire l’energia nucleare di cui è rimasta orfana.

Ma quali saranno le conseguenze di questa scelta? Finora Stati Uniti, Canada e Cina si sono interessati in maniera decisa all’estrazione sottomarina di idrati di metano, e alcuni esperimenti pilota hanno dimostrato la fattibilità dell’estrazione. Gli esperimenti non sono stati proseguiti per gli alti costi e per le preoccupazioni sull’aspetto ambientale: i depositi sottomarini di idrati sono spesso estremamente instabili, e maneggiarli può portare a incidenti ambientali di enorme portata. Sulla scheda didattica dell’Eni si legge:

Quello che è necessario evitare è che lo sfruttamento possa avvenire in modo irresponsabile: la liberazione di grandi quantità di metano potrebbe causare un aumento dell’effetto serra e, di conseguenza, un riscaldamento degli oceani. Inoltre i sedimenti delle scarpate continentali, in assenza di idrati, sarebbero costituiti da materiali incoerenti e instabili.

Il Giappone però è più che mai convinto a proseguire su questa strada, con l’obiettivo di arrivare nel 2018 a commercializzare il gas ricavato dagli idrati.

Foto © Getty Images

Guido Del Duca

Sono nato a Roma nel 1979. Scrivo sul web dall'ormai lontano 2003, quando usavo un modem a criceti e Twitter e Facebook non esistevano. Ho creato una rivista in ebook quando l'ebook non esisteva, mi sono iscritto a Twitter quando in Italia nessuno sapeva cosa fosse e l'ho mollato un attimo prima che diventasse un fenomeno. Faccio l'editor e scrivo di politica.

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Tags: AsiaEnergia

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