Categories: Cronaca ambientale

Amianto, allarme alla ex Isochimica di Avellino

Il Gip del tribunale di Avellino Giuseppe Ricciardi ha convalidato il sequestro dell’area dell’ex azienda Isochimica di Avellino per la presenza di amianto libero: l’azienda, dal 1983 al 1988, ha bonificato e smaltito l’amianto presente nelle carrozze di proprietà delle Ferrovie dello Stato.

Il 3 giugno scorso il procuratore Rosario Cantelmo aveva disposto il sequestro dell’area in quanto, sulla base di alcune perizie d’ufficio incaricate dalla stessa procura, lo stesso magistrato aveva rilevato la presenza di oltre 500 cubi di cememto-amianto lasciati in stato di totale abbandono (ma sopratutto i cubi sono fortemente danneggiati, divenuti friabili) all’interno ed all’estero dei capannoni dismessi dell’azienda.

Vi aveva parlato di Isochimica il nostro Davide Mazzocco quando, qualche mese fa, giunse la notizia su un’indagine in corso da parte del pm Raffaele Guariniello sul dossier “Treni all’amianto”:

Dalla metà degli anni Ottanta la scoibentazione si è spostata dalla capitale ad Avellino, precisamente alla Isochimica di Elio Graziano, vincitrice dell’appalto delle Ferrovie dello stato. Si racconta che gli ispettori preposti ai controlli sulla sicurezza sul lavoro avessero detto, al ritorno da un controllo “tanto o muoiono di fame, o muoiono di amianto”. Erano gli anni in cui anche Casale Monferrato era chiamata alla fatidica scelta fra la tutela della salute e quella del posto di lavoro.

Mettendo accanto l’inchiesta torinese di Guariniello con quella avellinese di Cantelmo emerge dunque un quadro piuttosto inquietante, sia da lato piemontese, ove si cerca di stabilire le responsabilità sui mancati controlli nelle aziende che si occupavano di bonificare e smaltire l’amianto sui treni, sia da lato campano, ove i problemi correlati allo smaltimento dei treni si potrebbero (le indagini sono in corso) dimostrare perpetrati anche dopo la perdita della commessa di Ferrovie dello Stato da parte di Isochimica.

L’inchiesta della Procura di Avellino ipotizza per ben 24 persone (tra cui alcuni funzionari locali dell’Asl, i curatori fallimentari ed i componenti della giunta municipale guidata dall’ex sindaco Giuseppe Galasso dall’inizio del 2005) il reato di disastro ambientale colposo.

L’indagine della procura avellinese comprende, in un secondo filone d’inchiesta, anche la morte di dieci operai per malattie correlate, è la tesi dei magistrati, all’esposizione continua alle fibre di amianto: omicidio colposo l’ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti (per ora non risultano indagati, almeno in via ufficiale).

C’è inoltre un terzo filone d’inchiesta percorso dai magistrati avellinesi; lo scrive direttamente il procuratore Cantelmo:

La generale inidoneità dei cubi di cemento-amianto a trattenere le fibre, la cui dispersione espone a concreto pericolo l’incolumità di un numero indeterminato di persone.

è oggetto di ulteriori accertamenti da parte della procura di Avellino.

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A.S.

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