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Ostriche a rischio per colpa dei cambiamenti climatici

Chissà se, leggendo il titolo di questo post, snob e gourmet della jet set si convertiranno all’ambientalismo…

Ma anche chi non ama (o non si può permettere) le ostriche dovrebbe comunque preoccuparsi seriamente del fatto che i cambiamenti climatici stanno già mostrando i loro effetti sulla nostra vita di oggi senza attendere quella dei nostri pronipoti.

Ma cosa c’entrano le ostriche con il gobal warming? Semplice, l’aumento della CO2 in atmosfera ne aumenta anche l’assorbimento da parte degli oceani; questo rende il mare più acido, il che rende meno disponibile lo ione carbonato CO3– – (1) per la formazione dei gusci calcarei delle conchiglie, che sono formati da carbonato di calcio. Se l’acidità dovesse aumentare ulteriormente, inizierebbero a dissolversi i gusci già formati, come è già stato osservato per i microorganismi Thecosomata.

Le ostriche soffrono per l’acidità dei mari proprio nei primi giorni di vita. Secondo uno studio dell’Università dell’Oregon, le larve nelle prime 48 ore iniziano a costruire la propria conchiglia ad un ritmo velocissimo, dieci volte maggiore che nelle fasi successive. Se il carbonato viene a mancare in questa fase ultracritica, le larve non sopravvivono.

Gli effetti negativi iniziano ad essere evidenti nelle ostriche del Pacifico. Cosa fare?

Un rimedio per gli  allevatori di ostriche sarebbe quello di aggiungere sostanze basiche all’acqua di mare nelle prime fasi della crescita. Il rimedio non è molto applicabile per le ostriche selvatiche.

Anche per questo sarebbe bene ridurre le emissioni di CO2.

(1) Per chi ama (o almeno non odia) la chimica, la reazione è

CO2 + H2O + CO3– –   –>2 HCO3

Aumentando la concetrazione di CO2, per la legge di azione di massa l’equilibrio della reazione si sposta verso i prodotti, aumentando la concentrazione di acido carbonica e rendendo meno disponibile lo ione carbonato per costituire il carbonato di calcio deelle conchiglie.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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